LETTERA IN REDAZIONE, MORIRE DI SPORT

Abbiamo ricevuto e pubblichiamo una lettera inviata in redazione da uno sportivo reatino in merito al dramma che si è consumato ieri a Pescara con la morte di Piermario Morosini.

” Morire di sport, a soli 25 anni. Si, si può, succede. Ed è successo un’altra volta, l’ennesima volta. Un altro cuore s’è fermato di colpo, ha cessato di battere da un momento all’altro, senza preavviso, nel petto di un ragazzo di soli 25 anni che nella vita faceva il calciatore, o voleva diventarlo. E’ difficile accettare una morta così assurda, ma è altrettanto difficile capire perché sta accadendo tutto questo. Troppo spesso si muore di sport per un controsenso inconcepibile, un paradosso che il destino sta disegnando quasi fosse una sceneggiatura di un thriller dove l’attore deve uscire di scena nei modi più agghiaccianti e crudeli, per un colpo di suspance mozzafiato in una location che nemmeno il grande Hitchcock avrebbe saputo individuare e dove, a volte, lo spettacolo nemmeno si ferma. Si muore di sport ad ogni latitudine, è questo non è giusto anche se le regole non scritte lo prevedono e, proprio perché sportivi, bisogna saper accettare senza fare troppe domande. Ma non è così. Stavolta è caduto a terra Piermario Morosini che nella vita aveva ricevuto una serie di punizioni inenarrabili e che in un freddo pomeriggio di Pescara ha salutato la vita tra gli applausi e le lacrime. Strana la vita, così com’è strano il modo di morire che il destino riserva a ciascuno di noi. Morire di sport, però, non è previsto da nessun regolamento e da nessuna regola ed è per questo che è più difficile da digerire. Morosini si aggiunge ad una lista, oramai troppo lunga, che dovrà far riflettere sul perché si muore anche di sport. Negli ultimi dieci anni sono tanti gli sportivi, specie i calciatori, che sono caduti sul campo: alcuni si sono salvati, altri no così come accaduto al povero Piermario. Adesso il calcio si ferma per commemorare il giovane centrocampista livornese, ma il calcio dovrebbe fermarsi per capire se c’è un motivo di queste morti che al momento sembrano solo delle tragiche fatalità. C’è poi il capitolo relativo ai soccorsi e ai mezzi di soccorso, compreso quel famoso attrezzo chiamato defibrillatore che dovrebbe far parte integrante di una struttura sportiva, un po’ come fosse un pallone: se non c’è non si gioca. E forse si morirà di meno.” Foto (archivio):RietiLife © 15 Aprile 2012

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