THE DAY AFTER DI FRANCO MONTORRO

Molta amarezza e timori numerosi quanto i dubbi all’indomani della seconda sconfitta casalinga. Purtroppo, ancora una volta contro una rivale diretta in quella corsa alla promozione che vede la Sebastiani, in questo momento, perdere contatto con la testa. In una gara finita dopo un tempo supplementare e con un solo canestro di differenza, lamentarsi dell’arbitraggio è possibile. Meglio: è ammissibile ritenere che una sola decisione sbagliata abbia influenzato la partita. E di errori ieri la coppia Dionisi-Santilli ne ha commessi diversi, ma ci sia consentito per una volta lasciar perdere la mediocrità dei direttori di gara e puntare invece il dito su due diverse situazioni. La prima: un commissario arbitrale, quando presente, dovrebbe fare di tutto per passare inosservato o quantomeno non stabilire contatti con i due arbitri prima della fine del match. Altrimenti è inevitabile che ne condizioni – involontariamente per lui e inconsciamente per loro – il rendimento. Anche ieri sera, come nell’incontro con Martina Franca, abbiamo assistito ad un arbitraggio sopra le righe, come teso a dimostrare competenza e personalità, ma soprattutto equilibrio. Alla fine, ha dimostrato proprio il contrario. Secondo caso: grosso errore del tavolo in occasione dell’ultimo possesso reatino. Perché con 3 secondi abbondanti ancora di gara e uno solo per il tiro, come è stato possibile che dopo il tentativo fallito da Levorato e la sirena del tempo scaduto ad Agrigento sia stata coinsegnata la palla della rimessa con solo 14 centesimi sul tabellone? L’arbitro è stato chiarissimo nel segnalare la ragione del canestro annullato a Bagnoli su rimbalzo offensivo: tempo scaduto. L’infortunio a Sottana è avvenuto quando Luca viaggiava al 100% da 3 (5/5) e quando Agrigento era appena rimontata dal -10 con cui aveva concluso il primo tempo. Primo segnale di un terzo quarto disastroso, finito 30-13 per i siciliani. Cosa è successo in quel periodo? Che la Moncada ha tirato con il 56% dal campo contro il nostro 29, prendendo più rimbalzi, mentre Rieti 7 delle 26 palle perse le ha sprecate in quei maledetti 600 secondi. Negli ultimi dieci minuti la rimonta fino all’80 pari del quarantesimo è avvenuta con una miglior gestione dell’attacco, che ha portato ad esempio ad andare 12 volte in lunetta contro le quattro dei siciliani. Così dal -10 sul 63-73 a 6’04” dalla fine è arrivato il parziale di 17-7 con Bagnoli e Pugi sugli scudi, guarda caso proprio i giocatori che alla vigilia più preoccupavano per le loro condizioni fisiche, entrambi con 30 di valutazione finale, in campo rispettivamente per 37’30” Pugi e 36’15” Bagnoli. Il contributo di punti fra quintetto e panchina è stato quasi uguale, 50,6% e 49,4. Diversa la situazione in casa Moncada, dove la panchina ha prodotto solo 10 degli 87 punti finali, l‘11,5%. Gallea, Laudoni e Rossi, il terzetto perimetrale, ha visto buona applicazione in difesa ma scarsa incisività in attacco ed anche i 10 punti di Luca arrivano però con un 33% dal campo. Critiche e polemiche finali, sul time out chiesto da Ciani con i soli, famosi 14 centesimi da giocare e con l’esultanza eccessiva di Paparella. Nel secondo caso ognuno è padrone di fare l’amico riconoscente prima e l’avversario vincente dopo, questione di stile. Nel primo, crediamo in una doppia ipotesi: che il minuto Ciani lo avesse già chiesto o che l’abbia chiesto al volo temendo che il cronometro venisse resettato per le ragioni spiegate qualche riga sopra. Non pensiamo ad un gesto di strafottenza; lo sarebbe stato con un vantaggio cospicuo per Agrigento. Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © 14 Novembre 2011

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