LETTERA APERTA DEL COMANDANTE ARAGONA

“Lettera aperta alla mia città”

 

“Ho pensato molto prima di prendere carta e penna e scrivere quello che sto per scrivere. Ma ho ritenuto alla fine opportuno lasciare una memoria chiara di quelle che sono le sensazioni che sto vivendo in questi giorni dopo aver assunto quattro anni fa la decisione di fermarmi a Rieti e di eleggerla – per la vita che mi resta da vivere – “la mia città”. Quando nel 1987 per la prima volta ho indossato l’uniforme della Polizia di Stato non avrei mai pensato di fare la lunga e bellissima carriera che ho fatto in 20 anni vissuti sempre in prima linea con la passione e la dedizione che mi derivano senza dubbio dall’educazione familiare. E mai, dopo aver frequentato l’Accademia ed essermi occupato per tanti anni di cooperazione internazionale (prima presso il Servizio Immigrazione e Polizia di Frontiera e poi in qualità di Ufficiale di Collegamento presso il Ministero degli Affari Esteri), avrei potuto immaginare di dedicarmi ad un Corpo di Polizia Municipale. Non era nella mie aspettative, non era minimamente mai balenato tra i miei sogni. Poi, un giorno, per le logiche dettate dal turn over, sono stato inviato a Rieti, in Questura, dove in poco meno di un anno ho avuto modo di conoscere questa realtà straordinariamente bella da un punto di vista ambientale e particolarmente allettante per la qualità della vita ancora legata al ritmo ed alle abitudini più del grande paese che della piccola città. Ho avuto modo di conoscere alcuni amministratori locali dell’area di governo – eravamo alle soglie delle elezioni amministrative per la scelta del nuovo Sindaco – che mi hanno proposto di pensare ad un nuovo incarico professionale: Comandante della Polizia Municipale. Sulle prime ho sorriso, evidentemente non avevo mai neppur immaginato di prendere in seria considerazione qualcosa che mi distraesse dalla carriera nella Polizia di Stato. Eppure questa città, questi palazzi, questo profumo di pulito, questa nuova sfida che mi veniva proposta allettava sempre più la mia fantasia. La mia decisione al riguardo è nota. Mi sono rimesso in gioco. È iniziato un lavoro duro, di costruzione, di riqualificazione di un Corpo che aveva perso un po’ di smalto e che non veniva riconosciuto dalla Città per quello che realmente poteva dare in termini di risposte operative alle migliaia di istanze provenienti da tutto il territorio comunale. Non è questa la sede per elencare le tante cose che sono state fatte, né i tanti progetti realizzati, né i tanti finanziamenti fatti arrivare nella nostra città per concretizzare un nuovo modo di essere Polizia Municipale (nella consapevolezza, ovviamente, delle tante cose ancora da fare e delle tante altre da ottimizzare). Le famiglie, le associazioni, le scuole, i bambini, gli anziani e i disabili che con noi in questi quattro anni hanno condiviso i tanti percorsi tracciati insieme, sanno benissimo di cosa sto parlando. Premetto questo per certificare il motivo per il quale a nessuno, e dico a nessuno è consentito di rappresentare il Comando della Polizia Municipale di Rieti come un luogo ove regna il caos, la confusione gestionale, la follia direzionale. Non è consentito perché si cerca di speculare su qualcosa che non esiste, su qualcosa che certamente consente di vendere qualche copia in più del quotidiano locale, ma che non può essere più tollerata. In silenzio, mandando giù tanti bocconi amari, perché veramente non capivo le reali motivazioni di tanto accanimento, ho sopportato l’ironia da quattro soldi che pervade gli articoli di alcuni pseudo giornalisti che evidentemente così testimoniano il livello della loro formazione. Ho sopportato le ricostruzioni fantasiose di tante situazioni impreziosite da volgari allusioni e commenti a dir poco pecorecci. Quello che però oggi voglio testimoniare è che non posso più tollerare che le mie donne ed i miei uomini vengano quotidianamente additati e messi alla berlina, perché sono professionisti seri che stanno facendo tutto quello che stanno facendo sobbarcandosi un onere che andrebbe ripartito su ben altri numeri (ricordo, per chi avesse la memoria corta, che siamo 51 a fronte dei 160 che dovremmo essere). Vorrei fare qualche esempio, sorvolando sulle fantasie che vedono arrivare in piazza la Polizia Municipale a bordo di quod (che non abbiamo), ovvero sulle battute da avanspettacolo che ho letto per quanto attiene all’acquisto di un mezzo nautico con fondi regionali finalizzato alla tutela ambientale: vorrei soffermarmi su quello che sto leggendo in questi giorni sulla ZTL, indirizzando questo mio pensiero a chi è ovviamente scevro da preconcetti. E’ grave che si etichetti un ufficio di Polizia in preda alla “confusione totale”; è ancor più grave che gratuitamente si arrivi a scrivere che vengono “elargiti permessi ad amici e amici degli amici senza un perché se non quello dell’arroganza del potere”. E potrei citarne a decine di sentenze confezionate sulla falsariga di queste. Cosa si vuole tentare di dimostrare? Che il caos regna sovrano e che si è organizzato un marchettificio all’ingrosso con la benedizione del sottoscritto? Chi scrive questo non solo sbaglia ma, ne sono certo, lo fa in assoluta mala fede, la mala fede di chi sta conducendo su questo fronte una battaglia finalizzata a ben altro.  E’ stata mandata una lettera bonaria ad un conducente di scooter – e sottolineo uno –  che come è noto a tutti può transitare liberamente in ZTL? E allora? Quando si validano qualcosa come ventimila transiti in due giorni può succedere che ci scappi la validazione anche di uno scooter? O a questi soloni della carta stampata non è mai capitato di sbagliare un accento? E quale sarebbe allora il grande caos? Oppure vogliamo parlare delle lettere bonarie che sono state inviate anche ad alcuni titolari di permesso? E allora? Sapete che questo periodo si chiama proprio di pre-esercizio perché serve ad oliare tutti i meccanismi e, nel caso di specie, a consentire agli informatici di ottimizzare i processi di trasmissione dati? O questi soloni della carta stampata pensano che nel computer ci sia un Agente di Polizia Municipale che scientemente altera il sistema? L’unico caos che regna sovrano è quello che attiene ad un modo di fare disinformazione ormai collaudato e programmato a tavolino. Ma quando il limite si supera senza ritegno è necessario far sentire la propria voce. Questa è la mia: caro M.Be., chiunque tu sia, sappi che le affermazioni che hai fatto le dovrai provare davanti ad un giudice. Alle mie donne ed ai miei uomini ricordo che solo la propria coscienza può far rattristare l’animo: noi ce l’abbiamo pulita e quindi possiamo continuare, a testa alta, a guardare avanti. Al mio Sindaco, senza tema di smentita, dico che la Polizia Municipale di Rieti non merita il fango con il quale qualcuno pensa di poterci affossare. So che Tu ci sei vicino e questo non solo mi basta, ma mi dà la forza di continuare”.  Foto: Emiliano GRILLOTTI © 12 Luglio 2011

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