IL MONDO DI PALOMBI, CAPOVOLTO!

Pubblichiamo l’intervento del giornalista (non sportivo) Fabrizio Colarieti in merito all’ultima lettera del presidente dell’F.C.Rieti Stefano Palombi.

Visti i tempi che corrono, che raccontano di una crisi che attanaglia tutti i settori, ce ne vuole di faccia e di coraggio per bussare alle porte delle istituzioni locali, chiedendo, con altrettanta nonchalance, uno sforzo per rimettere in piedi una società di calcio, quella dell’F.C. Rieti. Uno sforzo che a tutti noi, sportivi e non, costerebbe qualcosa che oscilla tra i 240 e gli 850mila euro. Cioè il “70% della spesa presunta”, da quantificare in base agli obiettivi, come scrive in una lettera indirizzata alle istituzioni locali il presidente della squadra, Stefano Palombi.
Forse Palombi vive su un altro pianeta, perché l’unica spiegazione che si può dare alle sue parole, leggendo la sua ultima missiva, è questa. In estrema sintesi il presidente chiede agli enti pubblici (Provincia, Comune e Camera di Commercio), quindi anche all’intera collettività, di farsi carico della sua discutibile gestione, per aiutarlo – anche in futuro – a rincorrere un sogno, una promozione. Scrive a un sindaco, a un presidente della Provincia e a un presidente della Camera di Commercio che ogni giorno fanno i conti con la crisi, con le fabbriche che chiudono e con le tante famiglie che arrivano alla fine del mese con affanno e grande fatica. Eppure a Palombi, tutto ciò, sfugge e anche di brutto. Perché nella sua lettera tiene conto solo delle sue necessità, non parla di contributi generici, lui presenta il conto, la lista della spesa, quasi un preventivo. Chi lo aiuta gli è amico, chi non lo aiuta, pur ottenendo la sua “immutata stima”, è sottinteso rimarrà nella storia come colui che lo ha costretto ad abbandonare la scena. Un ultimatum, bello e buono.
Ma per capire meglio cosa vuole Palombi, da tutti, bisogna addentrarsi tra le righe della sua lettera: “Appare necessario che si concretizzi un impegno del Territorio, inteso nel suo assieme, là dove non potranno essere assenti le Amministrazioni Comunali e Provinciali, l’Imprenditoria e, non ultime, le Associazioni di categoria. Gli impegni per il reperimento delle risorse, dovranno avere connotazione vincolante, ed essere da subito spendibili. Un diverso contesto, non appare più percorribile, poiché l’esperienza delle ultime otto stagioni non appare più ripetibile.” Impegni vincolanti, fondi subito spendibili e così via. Palombi vuole il bancomat, manco il libretto degli assegni: dagli enti pubblici (cioè da noi) vuole i soldi, tutti maledetti e subito. Per fare cosa? Per rincorrere un sogno, come ha fatto negli ultimi otto anni, scalando, al contrario, la classifica dalla serie C all’eccellenza.
Le parole di Palombi ricordano altri condottieri, passati per Rieti e di cui le casse pubbliche ricordano ancora i nomi (e gli iban) e le loro disgraziate gesta. Anche loro bussavano alle porte delle istituzioni, anche loro con una mano lanciavano ultimatum e con l’altra incassavano danari, tanti danari. Come un altro storico presidente, Gaetano Papalia, che pure i suoi danni al calcio li aveva già fatti, prima che al basket. Loro giocano, gli enti pagano e il pubblico (un po’ disinformato) li applaude, finché vincono.
Forse, Palombi, prima di andare a battere cassa è il caso che si guardi un po’ attorno, giusto per capire dove è capitato, in quale contesto socio-economico si trova a operare con la sua società. Vada a chiederlo ai lavoratori della Ritel e a quelli delle altre aziende reatine che in questi otto anni – mentre lui spendeva quasi 5 milioni di euro (in parte anche nostri) per scalare al contrario la classifica – se è giusto o meno che Comune, Provincia e Camera di Commercio continuino a finanziare ancora le sue imprese. Foto: Emiliano GRILLOTTI © 3 Giugno 2011

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