“La pietà di Amatrice” tre anni dopo: parla Stefania, la donna della foto simbolo del sisma

(r.l.) “Ad Amatrice eravamo tornati, dopo 8 anni, tutti insieme. Io dormivo sotto con mia madre. Ai piani di sopra mio fratello, la moglie e le due figlie. Poi la terra ha tremato. Mi sono chinata verso mia madre per tentare, invano, di proteggerla, una trave di ferro mi è caduta addosso. E sono stata sepolta dai calcinacci”: Chi parla – in un’intervista pubblicata stamattina dal Corriere della Sera – è Stefania Capriotti, oggi 57enne, donna che ha vissuto il terremoto di Amatrice del 2 agosto 2016, a causa del sisma ha perso madre e nipote. Ma quella di Stefania, tra le tantissime storie delle popolazioni del centro Italia, spicca su tutte: lei è “La Pietà di Amatrice“, la donna ritratta nello scatto del fotografo Emiliano Grillotti, direttore di RietiLife e tra i trimi giornalisti ad arrivare ad Amatrice nel 2016.

Lo scatto l’ha denominato “La Pietà di Amatrice” il cantautore Angelo Branduardi e ha fatto il giro del mondo, tra prime pagine dei quotidiani cartacei e online. Alla domanda del Corriere della Sera (articolo curato da Virginia Piccolillo) se si fosse accorta dello scatto in quei momenti concitati e duri, Stefania Capriotti risponde: “Sì. E mi ha dato fastidio. Lui stava lavorando. Ma bisogna rispettare il dolore. Un artista mi ha chiesto se poteva scriverci una canzone. Mi sentivo strumentalizzata”.

Una risposta netta, secca, a cui Emiliano Grillotti vuole rispondere così: “Quella foto non posso dimenticarla. E a volte ho difficoltà a guardarla per tutto ciò che evoca, per quei giorni difficili ad Amatrice, per le primissime ore in cui non capivamo cosa stesse accadendo. Mi sono prodigato per aiutare quella donna che poi ho scoperto essere Stefania. E nell’indole del professionista, non potevo non immortalare quell’immagine che avevo davanti agli occhi. Quella donna distrutta che tra le braccia tiene un fagotto, una coperta. Nulla di più. E che emula, nella linea, la Pietà di Michelangelo, per la forza con la quale comunica il dolore. Ho fatto il mio lavoro ma ho anche aiutato. Ho aiutato Stefania direttamente e, spero, Amatrice tutta e il centro Italia, con il mio lavoro. Più volte mi è stato detto, soprattutto dalle forze dell’ordine, che senza l’opera di informazione fatta nell’immediatezza della tragedia, insieme a al collega Gianluca Vannicelli, avremmo pianto tante vite in più. Contestualmente, chiedo scusa a Stefania e spero un giorno di poterle stingere la mano dal vivo e darle un forte abbraccio”.

Nel riquadro Stefania Capriotti oggi (foto Peri)

Foto: Emiliano GRILLOTTI ©

 

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