L’EDITORIALE FORMAT – LA CAMPANELLA STA PER SUONARE…

Settembre è arrivato e tra qualche giorno suonerà nuovamente la campanella per gli il resto degli studenti di tutta Italia… e per i loro insegnanti.

Alcuni di essi saranno forse più stanchi e sfiduciati del solito, dopo quella che verrà ricordata per anni come la “lunga e tormentata estate dei precari” a seguito dell’approvazione il 13 luglio della famosa o famigerata legge della “buona scuola”.

Nonostante infatti tutto il mondo della scuola si sia mobilitato contro questo disegno di legge con lo sciopero del 5 maggio che ha avuto un’adesione da record pari all’80% , il blocco degli scrutini di giugno nelle scuole di ogni ordine e grado e manifestazioni di piazza che(seppur nel silenzio pressoché totale dei media) si sono susseguite per tutta l’estate, il governo, votando la fiducia in senato, ha approvato quella che si è rivelata come la più deludente e subdola riforma scolastica degli ultimi anni.

A fronte delle dichiarazioni del Governo che promettevano l’assunzione di 150.000 precari, la fine del cosiddetto fenomeno della “supplentite”, una migliore organizzazione degli Istituti nel rispetto dell’autonomia scolastica, la creazione di esperienze significative in merito all’alternanza scuola -lavoro e un incremento dei fondi spesi per la messa in sicurezza della maggior parte degli edifici scolastici della penisola, si può affermare con considerevole grado di approssimazione che nessuna delle suddette promesse sia stata mantenuta e la scuola versi nel caos più profondo.

Ad essere oggetto delle polemiche maggiori il tanto decantato “Piano straordinario di assunzioni” suddiviso nelle fatidiche quattro fasi: 0, A, B e C.

Le prime due fasi 0 ed A, provinciali, sono state effettuate di gran fretta durante il mese di Agosto e gestite in ambito provinciale su posti disponibili e vacanti in organico di diritto secondo i vecchi contingenti per le immissioni in ruolo definite dagli Uffici scolastici regionali.

La fase B, alla quale si partecipava dietro presentazione volontaria di una domanda in cui l’aspirante si dichiarava disponibile ad essere assunto in una delle cento province italiane, ha avuto avvio nella notte tra il 1 e il 2 settembre.

Allo scoccare della mezzanotte, l’ora dei mostri e delle streghe, un cervellone informatico utilizzando un algoritmo matematico, ha assegnato 16.000 insegnanti precari ad una delle cento province italiane dando avvio a quella che forse in maniera forte ed impropria è stata definita dai docenti stessi una vera “deportazione di massa”.

La domanda di assunzione su base nazionale, seppur disertata da ben 40.000 precari che non si sono piegati al ricatto del governo, è stata una vera e propria roulette russa. Quasi nessuno si è visto assegnare una sede di lavoro nella propria provincia e i più sono stati assunti a centinaia di km dai loro luoghi di residenza con innumerevoli e beffardi casi in cui un docente del nord è stato assegnato ad una provincia del sud e viceversa.

L’esodo maggiore si è verificato da sud (laddove le graduatorie sono piene di aspiranti docenti) al nord dove ci sono invece molti posti disponibili.

Non si tratta però di un sacrificio dovuto e ragionevole per inseguire il sogno di un posto di lavoro fisso, ma di un vero e proprio salto nel buio per tanti insegnanti non più giovanissimi e con esperienza pluriennale che da anni lavoravano ormai nelle loro province con supplenze annuali che avrebbero potuto essere trasformate in effettivi posti vacanti per le immissioni in ruolo.

Tutto questo ha scatenato la disperazione dei precari costretti a lasciare le loro case e le loro famiglie con evidenti conseguenze sociali ed insostenibile peso economico per chi si troverà costretto a pagare viaggi, affitti e sostentamento in due città diverse e spesso lontanissime tra di loro.

La fase C, l’ultima prevista dal piano di assunzioni, troverà completamento solo a novembre inoltrato quando i collegi docenti di tutte le scuole avranno deliberato in merito alle richieste di un organico potenziato (si parla di circa sette docenti in più) da assegnare ad ogni istituto.

Quali siano i compiti precisi di questi docenti di serie b in aggiunta a quelli titolari di cattedra non è ancora chiarissimo, così come non sono ancora affatto chiare le regole e i tempi che riguarderanno la mobilità straordinaria del prossimo anno in cui ogni docente confida per poter riuscire a tornare a casa propria.

In questo clima generale si è sentita forte la voce di dissenso dei docenti, ma non quella dei sindacati che avrebbero dovuto guidare la protesta invece che spingere i precari a compiere la fatidica e dolorosissima scelta di presentare la domanda.

C’è da dire che il tasso di disoccupazione nel nostro Paese è talmente elevato che il posto fisso resta  una mirabile chimera da inseguire ad ogni costo e da sottomettere a qualsiasi forma di ricatto e di sopruso.

I docenti che non hanno presentato domanda sono stati fatti oggetto di innumerevoli insulti e infamie da parte dell’opinione pubblica, di commenti al vetriolo da parte di membri del Governo e sono diventati i capri espiatori perfetti per sfogare soprattutto nei social network un livore sociale profondo a lungo trattenuto verso quella che ancora oggi viene spesso definita “una categoria di privilegiati, fannulloni e con tre mesi di ferie pagate”!

La campanella sta per suonare… nelle scuole ci sono ancora molte cattedre scoperte, altre, come ogni anno, sono coperte da docenti a tempo determinato… ovunque regna l’incertezza e lo scontento, il dissenso non tarderà a riemergere prepotentemente con l’avvio delle lezioni, le lettere degli avvocati ricorsisti stanno arrivando al Miur… eppure si aspetta fiduciosi che arrivino loro, ad occupare quei banchi con gli occhi timidi e persi del primo giorno. Loro, che sono il senso ultimo della scuola stessa… quegli studenti, che presto diventeranno “i tuoi ragazzi”, quelli per cui, nonostante ci si renda conto di essere la categoria più maltrattata, osteggiata e mal considerata del Paese, vale la pena di continuare a spendersi, quelli grazie ai quali si ha la consapevolezza di fare il “mestiere più bello del mondo”.

Buon anno scolastico a tutti!

 

Un’insegnante

 

 

… L’onda si propaga

“Questo cervellotico meccanismo porterà all’assunzione di 1 docente su 5, che ha presentato domanda, lontano dalla sua provincia e non 1 su 10 come dice il MIUR, scrive lo Snals. Il precario che ha fatto domanda deve obbligatoriamente accettare la sede prescelta dall’algoritmo predisposto dal Miur, anche se abita a Caltanissetta e la “ruota della fortuna” lo ha spedito a Cuneo: in caso contrario può dire addio all’insegnamento, almeno da raggiungere attraverso tramite le attuali graduatorie. E il posto lasciato libero, ancora una volta contraddicendo gli auspici del Governo sulla fine del precariato, non potrà essere nemmeno recuperato: andrà a supplenza annuale sino al 31 agosto 2016. Prendere o lasciare!! Ogni nostro commento è superfluo.”

“Non è che il Sindacato sia contrario alle assunzioni – precisa Oliva Rencricca – semplicemente c’erano delle modalità che avrebbero creato meno disagi. In realtà quelli stabilizzati sono persone al momento che lavorano da 15/20 anni, il problema era articolare meglio le varie fasi d’assunzioni partendo dalla Provincia, dai posti disponibili, passare alla Regione e poi al nazionale. Per la fase B e C non si è usato questo criterio.” 

Più positivo il Prof. Roberto Melchiorre membro del Consiglio Direttivo Territoriale e responsabile della formazione ed informazione della UIL.  “Dobbiamo sempre evitare il disfattismo, la Gelmini ne ha messi in ruolo oltre 40mila. Le Riforme hanno sempre qualche piccolo lato negativo ma i vantaggi sono superiori agli svantaggi. Il Ministro Giannini, la cui politica non condivido pienamente,  prevede la sistemazione di un maggior numero di precari. Fino ad adesso sono 45.000 e sono l’equivalente dello scorso anno: un inserimento da oggi in poi vuol dire superare quel tetto. Le scuole debbono redigere ora, nel mese di settembre, il P.O.F. piano dell’offerta formativa, ma non il solito: un piano calato nel concreto da realizzare in un triennio. La riforma prevede che il dirigente scolastico, in base a quanto realizzerà in tale periodo, riceva l’ultimo segmento del suo stipendio, l’indennità di risultato che prima era a pioggia. Dovrà ben capire cosa si intenda per ‘potenziamento del P.O.F.’ Se il Preside pensa di attribuire le ore che mancano a coloro che hanno un orario incompleto di cattedra sbaglia a priori: il potenziamento va per aree disciplinari. Nasce come ampliamento invece dell’autonomia e dell’offerta formativa attraverso una lettura attenta del territorio, facendo interagire le forme sociali presenti. Ad esempio, parlando di istituti tecnici, le aziende dovrebbero dire quali competenze occorrano per permettere ai ragazzi di entrare nel mondo del lavoro: non è possibile si continui ad insegnare ciò che a suo tempo abbiamo imparato dai nostri professori. Come professore non posso superare le indicazioni programmatiche, ma visto che si va per obiettivi e competenze dobbiamo cambiare il nostro modus operandi.

Torniamo ai Presidi e ai loro poteri, su cui tanto si è discusso, saranno comunque mitigati dal dover improntare la loro azione manageriale, o meglio dirigenziale, all’insegna dei quattro obiettivi specifici: efficacia, efficienza, trasparenza e correttezza. Ovviamente in questa nuova fase il ruolo determinante non sarà solo del dirigente ma di tutto lo staff. Il precariato non scomparirà se l’Amministrazione lascerà in piedi tutta la seconda fascia d’istituto,  diverso sarà se darà il via ai Concorsi.”

 

Stefania Santoprete

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