CONCERTO A SAN DOMENICO CON LA COMPOSIZIONE DI COUPERIN

Si terrà sabato 20 giugno alle ore 18.30 presso la monumentale chiesa di San Domenico (piazza Beata Colomba)  l’esecuzione integrale della “Messe solennelle à l’usage des paroisses” di François Couperin (1668-1733). Il concerto vedrà impegnato David Maria Gentile nel “plain-chant”, mentre le tastiere dell’organo Dom Bedos-Ruobo saranno affidate alle cure del maestro Federico Del Sordo.

 

Note sulla composizione. Pubblicata da François Couperin nel 1690, il compositore aveva 22 anni, la “Messe solennelle à l’usage des paroisses” non ha un’unità tonale: il Kyrie è scritto nel Primo Tono (Re minore), il Gloria nel Quarto Tono (La minore), il Sanctus nell’Ottavo Tono (Fa maggiore) e l’Agnus Dei nel Sesto Tono (Fa maggiore). Nonostante l’accompagnamento molto tonale e il colore modificato dalla comparsa di qualche sensibile nella sua melodia, il “cantus firmus” o plain-chant è facilmente riconoscibile: nel primo e nell’ultimo Couplet du Kyrie (in questo caso couplet significa ‘versetto’), nell’Et in terra Pax del Gloria (il celebrante intona sempre il Gloria, quindi l’organo suona direttamente al versetto successivo), ugualmente nei primi Couplets del Sanctus e dell’Agnus Dei; esso si può distinguere facilmente dall’incipit di alcuni pezzi, come la Fugue sur les Jeux d’Anches, 2e Couplet. Questi pezzi non fanno che seguire le indicazioni pubblicate nel Cæremoniale Parisiense (Paris, 1662) di Martin Sonnet, dove scrive: «Nell’Ufficio divino si deve […] suonare l’organo per il cantus firmus, al fine di guidare il celebrante, i coristi, gli altri celebranti e il gruppo del coro negli atti sacri delle cerimonie, e al fine di dare il tono giusto dell’organo ai cantori, per evitare che la cacofonia e la dissonanza delle voci siano il risultato della mancanza di queste indicazioni. Il cantus firmus è così suonato all’organo, nel corso della Messa, al primo e all’ultimo Kyrie Eleison e al In terra pax etc., […]; al primo Sanctus; e all’Agnus Dei».

 

Allo stesso modo, la Tierce en Taille ed il Dialogue sur la Voix Humaine, rispettivamente il sesto ed il settimo Couplets del Gloria, prendono posto al «momento in cui si deve suonare l’organo con nuances, solennemente, soavemente, dolcemente e armoniosamente per indurre l’anima dei sacerdoti e dell’assemblea ad una maggior devozione» richiesta dal celebrante; questi versetti commentano il Suscipe deprecationem e il Tu solus Altissimus, Jesu Christe. Se Couperin non scrive alcun pezzo per il Credo, così come tutti gli altri organisti che hanno composto delle Messes pour l’orgue, è Sonnet che precisa: «Non si deve suonare al Credo, ma bisogna cantarlo».

 

Comunque il giovane organista si libera delle norme del Cærimoniale Parisiense, scrivendo pezzi brillanti che potrebbero apparire come arie di danza, in particolare la Giga del 3e Couplet del Gloria, perché le regole consigliano all’organista di non suonare i «canti che non riguardano l’Ufficio […] soprattutto i canti profani o dei pezzi d’intrattenimento […]. Non suonerà troppo velocemente o precipitosamente, per timore di causare ugualmente una mancanza di rispetto». Foto (archivio) RietiLife ©

 

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