I DIPENDENTI DELLA PROVINCIA CONTRO L’ABOLIZIONE DELL’ENTE: “UN DANNO PER I CITTADINI”

Quello che pubblichiamo integralmente è un documento dei dipendenti della Provincia di Rieti, che tornano a ribadire il loro no allo svuotamento e all’abolizione delle Province. la lettera, sottoscritta da moltissimi dipendenti dell’ente, è stato inviato alle istituzioni nazionali e locali.

«Riteniamo, crediamo e siamo convinti che le riforme non si fanno solo ed esclusivamente per mantenere fede alla promesse elettorali. Le riforme dovrebbero essere funzionali all’ammodernamento, razionalizzazione ed efficienza della pubblica amministrazione e non fatte “sbianchettando” la parola Provincia dalla Carta Costituzionale. Spiace apprendere che molti, quotidianamente, soprattutto tra i partiti ed i media si intestardiscano convinti sull’abolizione delle Province, senza affrontare sul serio l’ineludibile questione della funzionalità dei servizi pubblici nel loro complesso. L’accanimento quotidiano nei confronti delle province, in maniera strumentale, ha diffuso la percezione da parte dei cittadini che le province sono enti inutili. Non è così! Ce lo potrebbero confermare quei senatori e deputati, ex Presidenti di Provincia o ex amministratori provinciali, che oggi siedono tra i banchi delle due camere del Parlamento, i quali sanno quali funzioni esercitano le province e quale ruolo fondamentale assumono in territori piccolissimi come quello di Rieti (con popolazione di 155.164 abitanti al censimento 2011) con 73 comuni, di cui il comune capoluogo che ha una popolazione di 46.187 abitanti, in cui un solo comune supera i 10.000 abitanti e con 56 comuni con meno di 1000 abitanti, ed i restanti con popolazione superiore tra 2000 e 10.000 abitanti. O forse durante lo svolgimento del loro mandato di amministratori provinciali si sono accorti che le province erano inutili? Una soppressione delle Province – dopo 5 manovre finanziarie che hanno annientato i bilanci provinciali (per non parlare di Rieti) – con l’intento di far avere ai cittadini gli stessi servizi di oggi, è pura fantasia. Chi gestirà il nuovo? Forse fantomatiche unioni di piccolissimi comuni? Con quali risorse lo faranno, dal momento che per effetto dei tagli precedenti le risorse da trasferire non esistono più? La realtà è che è facile prevedere grossi problemi nell’espletamento dei servizi oggi svolti dall’ente provincia, una moltiplicazione delle stazioni appaltanti che, invece di razionalizzare, aumenterà i costi. Purtroppo il rischio è che i cittadini si renderanno conto delle pesanti conseguenze sui servizi e funzioni oggi competenza della provincia soltanto a cose fatte. Vorremmo avere contezza dei vantaggi, dei costi e/o benefici ma soprattutto dei risparmi che si avranno sulla spesa pubblica. Lo vorremmo capire con i numeri e non con le parole. Certo è che gli studi elaborati dall’UPI danno una realtà diversa: essi prevedono con cognizione di causa e numeri, che si avranno aumenti di spesa. Indicano che allo stato attuale la spesa riferita alle province è pari al 1,26% dell’intero costo della spesa pubblica. Si dirà: ma l’UPI è di parte!?! Per contro non abbiamo il piacere di leggere altri dati che smentiscono quelli dell’UPI. Alla luce dei dati noti a tutti ci chiediamo e Vi chiediamo (riferiti ai destinatari della lettera, ndr) quali sono le vere ragioni per cui si vogliono cancellare le province creando danni irreparabili alle popolazioni soprattutto quelle che risiedono in territori marginali come quello di Rieti. Vorremmo soprattutto capire quali saranno le conseguenze sui servizi e sull’assetto dei territori come il nostro, in quale misura l’Italia di mezzo pagherà il tributo alla demagogia, in termini di arretramento dei servizi pubblici e di incapacità di affrontare in maniera seria un processo di riordino istituzionale complessivo e razionale, che metta al centro le funzioni degli enti e le esigenze dei cittadini utenti, sfoltendo i livelli decisionali e le incrostazioni che impediscono all’Italia di avere una pubblica amministrazione capace di essere volano di sviluppo, e non essere dipinta come la palla al piede di un paese che «ne potrebbe, in gran parte, fare a meno». Facciamo appello perché vi sia una inversione di tendenza alla demagogia, sperando che la ragione e gli interessi dei cittadini prevalgano e tornino a vivere nelle aule del parlamento Italiano» Foto (archivio) RietiLife ©

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