L’OPPOSIZIONE PREME. CASCIOLI: POCA TRASPARENZA. SEBASTIANI: PETRANGELI COME PISAPIA

Doppio intervento da parte di due dei consiglieri di opposizione più attivi a Palazzo di Città, Sonia Cascioli (gruppo misto) e Andrea Sebastiani (Rieti che sviluppa).

 

CASCIOLI
«Continua imperterrita la violazione del diritto di informazione nel cosiddetto “palazzo di cristallo”, per usare una espressione tanto cara al Sindaco Petrangeli durante la scorsa campagna elettorale. E così, ancora una volta, anche stamattina presso gli uffici dei Servizi sociali, di fronte ad una normalissima richiesta di accesso agli atti da parte della sottoscritta, con tanto di precisi riferimenti di protocollo e data al fine di facilitare la ricerca e l’estrazione dagli atti dell’archivio, mi sono invece vista scaricare da un impiegato all’altro nella speranza che venissi infine colta da incontenibile stanchezza e abbandonassi il campo. E mentre i malcapitati impiegati si affannavano a cadere dal pero, di fronte alla mia ripetuta richiesta di provare almeno a fare una banale quanto ovvia ricerca d’archivio, una volta esausta l’ultima impiegata è corsa a chiamare la dirigente D.ssa De Alfieri, impegnata in una importante riunione. La stessa mi ha mandato cortesemente a dire di presentare richiesta scritta. Per giovare alla cultura amministrativa della sig.ra De Alfieri, dirigente tutto fare preziosa quanto cara (anche in termini di spesa) a questa amministrazione, il diritto di accesso agli atti è previsto dal nostro Regolamento comunale agli artt. 55 e seguenti dove è contemplato, per i consiglieri comunali, anche l’accesso informale che non è soggetto ad alcuna valutazione da parte del dirigente. La realtà, scomoda per la nostra dirigente avvezza ad eludere simili richieste, è che poco importa se la domanda di accesso è informale o meno, poiché non risponde a prescindere. Questo è tanto vero, come è vero che il rispetto delle norme per alcuni figli fortunati di questa amministrazione è solo un optional, visto che un consigliere comunale, evidentemente insignificante per Petrangeli & Co., può anche arrivare ad attendere oltre tre mesi, senza peraltro ancora ottenere risposta, a fronte di un’altra domanda di accesso agli atti presentata il 20 giugno scorso. E se a questo aggiungiamo che non sempre si ha la fortuna di riuscire ad entrare negli stessi uffici al di fuori degli orari di ricevimento al pubblico, possiamo ben dire che al posto della tanto decantata casa di cristallo in Comune stanno perfezionando un sempre più elastico muro di gomma».

 

SEBASTIANI
«Il vulnus politico registrato nell’ultimo consiglio comunale non è tanto da rintracciarsi (o quanto meno non solo) nel mancato accoglimento delle richieste dei consiglieri di minoranza di porre all’attenzione della città tre argomenti di indubbia rilevanza e di urgente trattazione. D’altronde questa maggioranza, mai politica ma soltanto numerica, ci ha abituato all’incapacità di tenere un confronto dialettico senza avere lo spartito sotto il naso. L’Assessore Mariantoni ne è stato l’esempio più fulgido durante la celebrazione dell’ultimo consiglio comunale. A distanza di cinque mesi dalla presentazione di diverse interpellanze, con tutto il tempo necessario per rispondere a braccio alle accuse mosse dai consiglieri firmatari in merito alla violazione sistematica della normativa in materia di appalti e contratti, alle stabilizzazioni di personale nel settore socio assistenziale   gestite in maniera clientelare e mascherate da selezioni, è dovuta ricorrere alla lettura pedissequa del compitino preparato a casa. Come dicevamo, non è tuttavia questo il punto. La vera ragione dell’opera sistematica di insabbiamento di tematiche di scottante attualità, come la volontà di esternalizzare il servizio di preparazione e cottura dei pasti per i degenti del Manni, la mancata erogazione del bonus bebè, lo sperpero di soldi pubblici sottratti ad esigenze sociali, l’affidamento di incarichi dirigenziali a figure esterne all’amministrazione atteso che essi ben potevano essere ricoperti da personale interno, è da rintracciare soprattutto in quella che oramai viene spontaneo definire “logica incoerenza”. Il Sindaco Petrangeli è stato osannato alla vigilia della sua elezione, avvenuta a furor di popolo, e la percentuale di consenso ricevuto ne è stata la dimostrazione. Descritto come colui che avrebbe portato il tanto auspicato cambiamento, in questi mesi è riuscito soltanto a dimostrare agli elettori la sua evanescenza che sta portando la sua credibilità a livelli quasi di impopolarità. Il dissenso diffuso insieme al malcontento sono la dimostrazione del “fumo negli occhi” che è stato capace di gettare ai cittadini ai quali è stata raccontata la favola della “rivoluzione gentile” di pisapiana memoria. Il Sindaco di Rieti come quello di Milano è stato eletto con la promessa di difendere le fasce più deboli. Prometteva una città più bella e più giusta Pisapia: verde e solidale, dopo quasi un ventennio di dominio avverso. Quasi lo stesso programma elettorale del sindaco Petrangeli, entrambi di Sel. E invece sia l’uno che l’altro hanno saputo solo imporre tasse e tagli spacciati per riorganizzazioni dei servizi. Emblematica a Milano la storia dell’abbonamento ai mezzi pubblici per gli anziani: era stato promesso fosse gratuito in campagna elettorale, aumentato invece da 16 a 30 euro al mese. La Cgil milanese a luglio del 2011 attaccava Pisapia, solo appena due mesi dopo la sua elezione con queste parole: “A pagare sono sempre gli stessi. Non ci servono ragionieri che fanno conti da salumiere, ma scelte politiche”. A leggere queste parole pare di ri-sentire la Cgil reatina per bocca del suo ex segretario Pietrantoni, quando si scagliava contro l’Assessore Degni, reo di fare scelte di bilancio impopolari e di usare la mannaia per effettuare tagli lineari in settori delicati come la cultura e i servizi sociali. A Rieti la finta attenzione alle famiglie ha portato l’Amministrazione di sinistra a decidere di perseguire ad ogni costo il pareggio di bilancio, quasi fosse un valore irrinunciabile, anche a costo di mandare a casa trecento lavoratori precari, per fare posto ad altri, sostenitori del sindaco nell’ultima campagna elettorale. “Non si può amministrare scaricando sempre le colpe sugli altri – continuava la Cgil milanese – prima la scusa del buco lasciato dalle precedenti giunte, poi lo Stato che taglia i trasferimenti. La verità è che non c’è una visione strategica ma solo ragionieristica”. Il Sindaco Pisapia, di tutta risposta, si autoassolveva ammettendo di non sapere in che condizioni si trovassero le casse comunali e che l’alternativa all’aumentata imposizione fiscali e ai tagli sarebbe stato il default e quindi il commissariamento del Comune. Eloquenti le parole dell’Assessore D’Alfonso con delega al Commercio nella giunta milanese: “la macchina comunale è un imbarazzante trabiccolo, con noi al potere non è  cambiato nulla”. Sembra di stare a Rieti e leggere le pagine dei quotidiani locali. Invito i cittadini a leggere l’intervista che il nostro Sindaco ha rilasciato qualche settimana fa a Format. Dopo dieci anni di mandato da consigliere comunale di opposizione, durante i quali ha fatto registrare pochissime presenze durante i lavori delle commissioni consiliari (è sufficiente per verificare acquisire dati delle presenze), non senza qualche imbarazzo pur di non ammettere la sua fin qui fallimentare gestione ha pensato bene di scaricare sui dipendenti la difficoltà di realizzare il libro dei sogni dicendo che la macchina comunale è farraginosa, a tratti inchiodata, i dipendenti ostacolerebbero il cambiamento perché espressione delle precedenti amministrazioni, ci sarebbe un ostracismo forte contro chi vuole imporre delle regole. La verità è che Petrangeli e company fin dal primo giorno di scuola hanno pensato bene (male in realtà) di aprire un fronte di guerra contro il passato da chiunque fosse rappresentato, contro dirigenti e dipendenti, ritenendoli a priori tutti compromessi e corrotti non sforzandosi di coinvolgerli fattivamente nelle scelte dell’amministrazione. Una giunta talmente arroccata sulla loro pochezza intellettuale da non comprendere che dipendenti e dirigenti rappresentano il vero motore della concretizzazione del pensiero  politico (ho sempre dubitato ne avessero uno) in provvedimenti fattuali». Foto: Emiliano GRILLOTTI ©
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