Dalla leggenda di San Silvestro alla visuale su San Pietro: alla scoperta di Poggio Catino con ‘Paese che vai’

Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina GrillottiOggi andiamo alla scoperta di un comune imperdibile, quello di Poggio Catino, una visuale su San Pietro e tante architetture tutte da visitare.

DOVE SI TROVA? – Poggio Catino è un comune di 1280 abitanti che sorge a 387 metri di altezza sul livello del mare, sulle propaggini sud-occidentali dei monti Sabini. È un comune particolare perché al suo interno custodisce due borghi distanti tra loro circa 900 metri: Catino e Poggio Catino.

QUANDO NASCE? – Il territorio su cui sorge l’odierno abitato era conosciuto e sfruttato già al tempo dei Romani che, come del resto nell’intera regione sabina, edificarono nei dintorni residenze campestri. L’origine del paese quale entità territoriale unitaria e distinta può, invece, essere fatta risalire al tardo VII secolo, quando alcune Farae longobarde, deviando la loro marcia verso la Sabina, diedero origine a molti dei borghi oggi presenti nella zona, fra cui il primo insediamento urbano ai margini di quel “Catino” naturale alla base del monte Tancia da cui l’odierno l’agglomerato mutuò il suo nome. Lo spazio edificabile nei pressi del Catino determinò, successivamente, l’inizio del popolamento del vicino colle Moricone, con la conseguente nascita del nuovo borgo, conosciuto in seguito come Poggio Catino. Il processo di edificazione del nuovo borgo può dirsi compiuto in epoca antecedente al 1093, data in cui risulta già annotata, nei registri dell’Abbazia di Farfa, l’esistenza e la consistenza del nuovo Castrum. Entrambi i castra, quello di Catino e di Poggio Catino, risultano in questo periodo appartenenti ai domini della potente Abbazia di Farfa. Nel corso del XII secolo i borghi di Catino e Poggio Catino finirono col costituirsi in liberi Comuni e successivamente, per tutto il Medioevo, l’odierno paese conobbe numerosi Signori, riscontrandosi frequenti scambi del feudo di Catino e Poggio Catino fra le potenti famiglie romane e non: per esempio tra quelli più importanti si ricordano i Conti di S. Eustachio, gli Orsini, i Savelli, i Capizucchi. Sotto la Signoria dei Capizucchi il feudo venne elevato alla dignità di Marchesato ad opera di Papa Clemente VIII. Infine, nel 1614 il feudo di Catino e Poggio Catino venne acquistato dalla famiglia Olgiati, che lo detenne fino al 1816 quando, dopo che il territorio ebbe conosciuto tutte le vicissitudini della dominazione francese e della restaurazione, Giovanni Olgiati rinunciò ai propri diritti di giurisdizione. L’unificazione in un’unica entità dei due borghi si avrà, almeno formalmente, solamente con l’annessione del territorio al Regno d’Italia dapprima nella provincia amministrativa di Perugia e, in seguito alla sua creazione nel 1927, a quella di Rieti.

COSA VEDERE? – All’interno del nucleo storico tra le caratteristiche scalinate del borgo di Catino, troviamo la Chiesa Parrocchiale di Catino dedicata a S. Eustachio, questa fu edificata nel corso del XIV secolo dai Conti di Sant’Eustachio. L’attuale conformazione architettonica, come testimoniato da una lapide in facciata, è il risultato di un restauro datato 1886 realizzato su un edificio esistente già dal XIV secolo. La facciata della chiesa presenta un profilo a capanna con timpano triangolare, un unico portone inserito in un grande portale immette nella Chiesa ad unica navata con un presbiterio a terminazione rettilinea, alcune nicchie poco profonde sono presenti al centro della navata. La chiesa è costruita in muratura portante composta prevalentemente da pietra di cava, è coperta al suo interno da una serie di volte a crociera e da un tetto a due falde all’esterno. L’interno, pitturato e decorato, frutto di un lavoro datato 1962, presenta delle colonne dipinte a finto marmo ed elementi pittorici ad esaltare i caratteri architettonici della struttura. Al centro della parete presbiteriale è presente un altare contenente una raffigurazione di S. Eustachio. Di notevole importanza, sia per gli abitanti del territorio che per i visitatori è la chiesa di San Rocco che adorna la piazza di Poggio Catino nella parte che potremmo chiamare “bassa” del borgo ed è stata costruita nel 1562. La chiesa presenta una facciata intonacata e pitturata con un unico ingresso, è divisa in due ordini ed è tripartita nel primo ordine da quattro lesene mentre il secondo ordine possiede un corpo centrale con timpano triangolare e ai lati, due elementi di raccordo curvilinei. La chiesa è ad unica navata con presbiterio distinto e a terminazione semicircolare in cui troviamo un affresco raffigurante San Rocco con ai lati i Santi Pietro e Paolo e in alto una Madonna con bambino datato 1562. La chiesa presenta due coperture interne differenti, nel corpo presbiteriale è presente una copertura a botte con due lunette e una calotta semisferica nel catino absidale mentre l’aula liturgica è coperta da un tetto a due falde a vista. L’interno è intonacato e pitturato, il presbiterio presenta lesene angolari in stile ionico e una cornice aggettante che corre lungo la linea di imposta della volta e oltre all’affresco absidale presenta anche due raffigurazioni pittoriche murarie. Caratterizza il borgo, ed è imperdibile di visita anche la Torre Longobarda, una torre di forma pentagonale alta 33 metri, dalla sua estremità nelle giornate limpide, all’orizzonte si può ammirare nettamente anche ad occhio nudo la Cupola di San Pietro. Al suo culmine si trova una volta dalla quale, attraverso una botola raggiungibile attraverso delle rudimentali scale che un tempo collegavano quattro soppalchi, si accedeva a un piano di calpestio perimetrale che aveva funzione di parapetto. Il camminamento era utilizzato per la guardia. In caso di condizioni meteorologiche avverse era effettuata invece dalle finestre. La porta d’ingresso è sulla parete ovest e vi si accedeva salendo una scala in pietra il cui tracciato è ancora nettamente percettibile. Sotto la soglia in due fori erano conficcate due traverse in legno che sostenevano una pedana di accesso anch’essa in legno da poter rimuovere facilmente in caso di necessità difensive. Alla base della torre si trovano i ruderi di un castello, sicuramente antecedente alla creazione della stessa, non ha data certa, né sappiamo chi lo abbia realizzato. Di notevole pregio [ l-attuale sede del comune, Palazzo Olgiati, il palazzo baronale di Poggio Catino che sorge sulla sommità del colle Moricone, accanto all’antica rocca medievale. L’edificio venne radicalmente modificato all’inizio del XVII secolo dalla famiglia Olgiati che lo trasformò in una sontuosa residenza nobiliare. Il luogo dove sorge ha sempre rivestito un importante ruolo strategico, difensivo e di rappresentanza del potere. Accanto al bastione fortificato della rocca sorgeva infatti la residenza nobiliare, sede dell’antica amministrazione. Alla fine del XV secolo, con la famiglia Orsini, cominciarono i primi lavori di ristrutturazione e abbellimento dell’edificio. Ma fu nel 1614, quando Settimio Olgiati divenne signore dei castelli di Catino e Poggio Catino, che il palazzo venne completamente rinnovato assumendo l’aspetto attuale. L’edificio fu ricostruito in forme grandiose seguendo l’andamento del terreno e legandosi ai fabbricati circostanti preesistenti. All’esterno fu realizzata una loggia ad arcate con affacciò sul giardino. Gli interni vennero decorati con affreschi, stucchi, marmi e specchi. Il grande salone per i ricevimenti oggi ospita la sala consiliare del comune e conserva un bel soffitto in legno a cassettoni mentre nello studio del sindaco vi è un piccolo ninfeo. All’interno del palazzo è ospitato anche l’Archivio locale che conserva gli antichi statuti cittadini. Con la fine della dominazione degli Olgiati e con il decadimento dei privilegi feudali il castello passò di mano in mano attraverso una lunga serie di proprietari che, fortunatamente, conservarono integro l’aspetto della dimora seicentesca. Infine, per i più appassionati di storia si trovano sul territorio comunale anche le terme di Silla, un sito archeologico d’età romana, risalente con ogni probabilità all’epoca repubblicana. Esso si trova nei pressi del cimitero di Poggio Catino. Non si è certi dell’appartenenza delle terme a Silla, nonostante la denominazione comune. Appena fuori dal paese si trova la chiesa di S. Silvestro, patrono del paese del 1343 ma la sua origine è certamente più antica. La sua storia è legata alla leggenda secondo cui S. Silvestro avrebbe liberato Poggio Catino da uno spaventoso drago che dimorava in una grotta sul Monte Tancia. Il Santo, disceso dal monte dopo aver scacciato il drago con l’aiuto di due angeli, sarebbe stato accolto in un’abitazione del paese che sorgeva proprio nel luogo dove verrà costruita la chiesa. Il piccolo edificio di culto è costituito da un’unica navata divisa da due arcate a tutto sesto e coperta con tetto a capriate. Vi si accede tramite un piccolo atrio rettangolare. Esternamente la chiesa si presenta rivestita di un intonaco rosso scuro e conserva un piccolo campanile a vela. L’interno è molto modesto con pavimento in cotto e intonaco bianco e rosa sulle pareti. L’altare, con colonne in finto marmo, custodisce una statua del santo.

QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – La festa sicuramente più tradizionale del comune è quella in onore del Santo patrono, San Silvestro: in passato era tradizione che la sera del 30 dicembre la Compagnia di S. Silvestro distribuisse a tutti una braciola di maiale e mezzo chilo di pane. Gli anziani raccontavano che quando i maiali giravano liberi per il paese, quello acquistato dalla compagnia mangiava in tutte le case fino a crescere a dismisura. Ancora oggi invece, la mattina del 31 dicembre, gli abitanti del paese portano in processione la statua del Santo dalla chiesa parrocchiale fino a S. Silvestro e ritorno. Durante i festeggiamenti si svolge il rituale del “festarolo”: alla fine della Messa vengono estratti i nomi di coloro che dovranno organizzare la festa per l’anno successivo, chiamati festaroli. A loro viene data in consegna una piccola statuina del santo che dovranno custodire nelle proprie case per poi passarla ai festaroli che subentreranno l’anno successivo.

Una festa imperdibile è quella delle cantine in festa, saltata purtroppo quest’anno a causa della pandemia, è però un’occasione per degustare un ricco menù che comprende bruschette pasta, salsicce, pancetta, patatine, supplì, pizza e ovviamente vino a volontà! Intanto a fare da cornice, per le vie del paese, durante la serata, ad allietare la serata i gruppi musicali.

Foto: Wikipedia – Clementi ©

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