“Storia e tradizione. Vi raccontiamo Torricella in Sabina” | Paese che vai

Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina Grillotti Oggi tocca a Torricella mostrarci le sue bellezze.

DOVE SI TROVA? – Il comune di Torricella in Sabina sorge a 615 metri sul livello del mare sulle propaggini meridionali dei monti Sabini. Con i suoi 1336 abitanti circa ricopre una superficie di quasi 26km quadrati. A presentarci il territorio è il sindaco, Floriana Broccoletti: “Torricella in Sabina e le frazioni di Ornaro, Alto e Basso e Oliveto, è un Comune costituito da un territorio vasto e ricco di storia e di tradizioni. È una realtà complessa e variegata, anche se potrebbe sembrare il contrario, trattandosi di un centro rurale venutosi a costituire così come è attualmente dopo l’Unità d’Italia, con le ristrutturazioni che portarono all’uscita di Ornaro dal Comune di Belmonte e l’accorpamento di Ornaro e Oliveto a Torricella. Potremmo sottolineare alcuni aspetti che sono da valorizzare e coltivare in modo speciale e che costituiscono la natura profonda del nostro centro: l’ambiente, la storia, le tradizioni. L’ambiente è incontaminato, ricco di acqua, di vegetazione, di animali: è una realtà da proteggere, da sviluppare con attenzione per salvaguardare le caratteristiche che la contraddistinguono, senza tagliarla fuori dalle sfide di oggi. Non è facile tenere in equilibrio la conservazione di un patrimonio naturale con le esigenze e le prospettive di sviluppo, ma è uno dei nostri obiettivi. La storia ci ha lasciato testimonianze indelebili, forse anche poco conosciute, ma lì troviamo la nostra identità e le nostre radici, dall’età romana (penso al Ponte Sambuco), al grande sviluppo che va dal Medioevo al 1800, come pure alla nuova configurazione successiva all’Unità d’Italia, alla testimonianza delle numerose chiese sparse nel territorio, sia nei centri abitati che nelle campagne, quale segno della religiosità, ma anche della sensibilità artistica e dall’interesse culturale di chi guidava queste comunità nel passato. Le tradizioni popolari, sia di derivazione religiosa che profana, che spesso si confondono e si contaminano dando vita a qualcosa di unico e originale: dalla leggenda di Torricella, alla presenza degli Orsini a Ornaro Alto, rievocata con il “Palio degli Orsini”, alle feste religiose dei Patroni dei quattro Borghi, alle sagre e alle manifestazioni culturali che arricchiscono quasi tutti i mesi dell’anno. Ci sono prospettive di sviluppo per il futuro? Ci sono problemi da risolvere? Certamente sì! Le prospettive vanno decifrate strada facendo, vivendo la realtà di ogni giorno, cogliendo le opportunità e le occasioni. Dobbiamo elaborare con sempre maggiore impegno un progetto di futuro, tenendo conto del passato e delle sfide che ci si aprono davanti. È una scommessa, un impegno, ma abbiamo le risorse per osare e riuscire nel nostro intento!”.

QUANDO NASCE? – La storia del comune parte da una leggenda che si tramanda di generazione in generazione e che inizia con “C’era una volta una bella fanciulla di nome Celia”. La fosca leggenda farebbe provenire il nome di questo paese dal ricordo della antica torre come monumento funebre, dove la bella Celia, forse una contessa (ma non si esclude che fosse una contadina), non volendo andare in sposa ad un signorotto locale, fu rinchiusa e sarebbe morta di fame. Tutti gli abitanti amano pensare che questa sia la storia autentica delle origini di Torricella, ma esistono altre fonti. Nel Registro Farfense il paese si trova già menzionato dal 1019 come “portione de ipso castello quod dicitur Torricella” (fu un certo Tedmario, figlio di Giasone, a donare il castello al monastero farfense) così come è citato nel 1047, nel 1059, nel 1066, nel 1079, nel 1086 sempre come Castellum Turricellae, forse in omaggio alla forza feudale della torre, eretta da parte dei primi feudatari. Nonostante questo, in un antico libro parrocchiale, il sigillo porta ancora il motto “Turris Celiae” a conferma della leggenda sulla bella Celia. Con certezza si sa che l’attuale torre è un resto di un castello dei Brancaleone, proprietario del feudo comprendente anche i castelli di Stipes, Frasso e Ginestra, nel XIV secolo. Fu poi feudo dei Cesarini che vi eressero il palazzo patrizio, ancora oggi visibile, addossato alla torre stessa. Il torrione che fa cintura alla chiesa parrocchiale e che ne racchiude l’absibe, ha avuto, nel medioevo una funzione militare per protezione alle invasioni barbariche. Nel secolo scorso, si aggregarono a Torricella la frazione di Ornaro, staccatasi dal comune di Belmonte Sabino, ed il soppresso comune di Oliveto Sabino, dando origine alla costituzione dell’ancora attuale comune. Passata allo Stato Italiano a seguito delle annessioni del 1860, Torricella fu aggregata alla provincia di Perugia, poi a quella di Roma ed infine a quella di Rieti. Inoltre è importante ricordare che il paese visse un paio di giornate memorabili dal 21 al 23 Ottobre 1867 quando vi sostò una colonna di circa trecento volontari garibaldini provenienti da Rieti e diretti a Roma, nel corso di quella infelice impresa denominata “campagna dell’agro romano” che si concluse con la drammatica giornata di Mentana. La mattina del 23 Ottobre Garibaldi transitava velocemente in carrozza per Torricella diretto a Scandriglia e quindi a Passo Corese per passare il confine.

COSA VEDERE? – Importante è la chiesa parrocchiale dedicata al Santo Patrono, San Giovanni Battista. La chiesa è situata nella parte medievale del paese e la sua costruzione risale probabilmente al XII secolo. Sulla facciata, più volte rimaneggiata, fa spicco un artistico rosone, con archetti e colonnine a tortiglione magistralmente scolpiti, che può essere riferito agli inizi del Trecento. L’interno è ad un’unica navata; l’abside è costituita dalla curvatura semicircolare di un preesistente torrione sulle cui pareti sono stati scoperti frammenti di dipinti medioevali con figure di Santi, uno dei quali reca la data 1251; due pregevoli tele del primo Cinquecento si trovano su due altari laterali. Una splendida tavola a tempera raffigurante la Madonna col Bambino, attribuita da alcuni ad un anonimo artista della regione umbro-laziale del XV secolo, da altri, più verosimilmente, alla scuola del Lippi, si trova da tempo presso la Soprindentenza. Degna d’interesse è una bella croce astile sbalzata in argento, pregevole lavoro di oreficeria medioevale, probabilmente abruzzese, della fine del Trecento. Fuori dal borgo del paese è la chiesa di Santa Maria delle Grazie che si trova sulla strada per Poggio San Lorenzo e vi è annesso un antico convento. Da questa chiesa proviene la preziosa tempera della Madonna col Bambino. Durante i lavori eseguiti negli anni passati sono venuti alla luce alcuni interessanti affreschi sino ad allora celati da intonachi e tinteggiature sovrapposti senza criterio nel corso dei secoli: due sulla parete di destra, una Madonna in trono col Bambino e, ancora, una Madonna col Bambino e S.Antonio abate; un altro, di buona fattura, sul secondo altare di sinistra, raffigurante anch’esso la Vergine col Figlio e, ai lati, S.Nicola da Talentino e S.Caterina d’Alessandria. Molto interessante è anche la Rocca di Ornaro Alto: se ne hanno notizie certe intorno all’anno Mille. Se si sale in cima alla torre si possono ammirare le fantastiche colline che circondano il borgo, andando a formare un panorama unico. Questo edificio rappresenta il cuore della storia di questo paese. La piazza sottostante alla torre, chiamata Piazza della Rocca, la collega al resto del centro storico del paesino. Passando per la frazione di Oliveto Sabino di particolare interesse sono il Palazzo Parisi e la cinquecentesca chiesa del Santissimo Salvatore, rifatta internamente negli anni 1929 – 31. Di interesse è anche la chiesa rupestre di Santa Prassede che conserva un affresco della Vergine, di Santa Barbara, e di Santa Prassede, patrona di Oliveto.

QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – Nel comune sono tantissimi gli eventi che si terranno nel corso dell’estate: è iniziato il 3 agosto e proseguirà fino al 23 un progetto regionale che si tiene a Oliveto di attività con i bambini, nello specifico si tratta di giocare con la poesia ma anche con la pittura e la fotografia. Oggi, 7 agosto, alle 21.30, si terrà Società civile e religiosa nel post Covid nella piazza della chiesa a Oliveto. Il 15 agosto si terrà poi “Parole e versi in libertà”: un incontro culturale a Ornaro Alto in cui protagonista della serata è la poesia intermediata da accompagnamenti musicali e proiezioni di illustrazioni pittoriche. Il 18 agosto a Ornaro basso si terrà l’imperdibile spettacolo per bambini “Lu cuntu de li cunti” che verrà ripetuto a Oliveto il 20 agosto, entrambi programmati per le 21. Il 22 agosto, a Oliveto, si tiene “Sigari sotto le stelle” e per finire sulla fine del mese la conferenza sulla prima guerra mondiale.

Foto: web ©

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