In viaggio (da casa) a bordo di un treno particolare: ci fermiamo a Montenero Sabino con ‘Paese che vai’

Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]

(di Martina Grillotti) Un paese particolare quello di Montenero Sabino, si snoda interamente lungo un’unica dorsale che gli conferisce la forma di un treno, e allora noi saliamo a bordo e iniziamo un incantevole viaggio.

DOVE SI TROVA? – Montenero Sabino sorge, a 450 metri di altezza sul livello del mare, nell’alta valle del torrente Canera, uno dei varchi naturali tra la Piana di Rieti e la valle del Tevere, percorsa dalla Via Tancia. Il paese è adagiato su di un costone dei monti Sabini, al margine orientale della valle. Il suo territorio si espande per una superficie di circa 22km quadrati nei quali abitano 287 abitanti. A presentarci il comune oggi è l’assessore Daniele Farese: “Montenero Sabino è un piccolo paese della Sabina centrale. Si snoda lungo la dorsale di una bassa collina, circondata da monti ben più elevati e si sviluppa lungo una sola via, che collega il Castello Orsini, in alto, alla Chiesa di San Cataldo in basso. La struttura urbanistica singolare, se non unica, dà al nostro paese una caratteristica di unicità e di naturale curiosità, che ricorda la forma di un treno! Nonostante il comune abbia registrato uno svuotamento demografico nel corso degli ultimi decenni, esso mostra ancora una grande vitalità economica, sociale e culturale. Montenero è sempre più meta di visite di curiosi e di turisti, soprattutto nel corso dei fine settimana, che vengono a visitare il Castello Orsini (monumento di proprietà del Comune, di valenza culturale nazionale e riconosciuto Dimora Storica del Lazio), o a fare passeggiate nei folti boschi, o ad assaggiare la cucina sabina. Vi sono diverse aziende agricole, un frantoio a pietra, un forno e diverse associazioni socio-culturali che animano la vita del centro (Pro – Loco e Centro di Solidarietà Sociale, associazione volontari di Protezione Civile). Non è facile descrivere tutte le cose belle che può offrire il nostro caro paese, ma vale senz’altro la pena fare una visita. Sicuramente tornerete perché Montenero fa questo effetto: una volta conosciuto non si può non amarlo! Questo treno di paese vi aspetta!!!”.

QUANDO NASCE? – Dal racconto di Farese possiamo iniziare a capire meglio la storia del comune: “L’origine del nome Montenero non è chiarissima: deriverebbe o dal colore verde – scuro dei boschi di leccio che lo circondano, oppure dal colore della pietra focaia (una selce grigio – scuro), che ha avuto un ruolo economico importante per tutta la comunità intorno al XVIII sec. Tale pietra, infatti, veniva lavorata per farne piccoli acciarini che avevano la funzione di innescare l’esplosione della polvere da sparo dei fucili dell’esercito pontificio. La parte più antica dell’agglomerato è senza dubbio quella posta in alto, corrispondente al castrum, cioè al recinto fortificato, risalente al secolo XI. La parte sottostante, quella dell’odierno paese, si è andata sviluppandosi dal XII – XIII secolo fino al XVII. Da questo momento in avanti il paese è come se si fosse cristallizzato, mantenendo le caratteristiche attuali.  Oltre al Castello Orsini è visitabile (su appuntamento, chiamando in comune) una piccola sala museale, dedicata ai ritrovamenti archeologici rinvenuti dagli scavi avutisi la scorsa estate su un’area sacra dedicata alla Dea sabina Vacuna. Si tratta di poche vetrine, ma mettono in rilievo l’importanza dell’area, avendo fatto rinvenire vari materiali (monete, terre cotte e ceramiche) di epoche comprese tra il V-IV sec a. C. al V – VI sec. d. C.”.

La presenza dell’uomo nei luoghi in cui il paese si espande oggi, in realtà, è antichissima, infatti nell’area comunale sorgeva un antico centro romano: Pago, ma addirittura prima di allora, in epoca preistorica la tipica selce di Montenero sembrava fosse utilizzata per la produzione di utensili ed armi, come i manufatti ritrovati nell’area dimostrano.Tuttavia la crisi del mondo romano trascinò con se anche la Sabina, portando alla distruzione degli antichi abitati ed alla dispersione e successiva riaggregazione in luoghi diversi delle popolazioni sopravvissute alle invasioni dei barbari prima e dei saraceni poi. È per questo che si sa ben poco degli eventi che nei secoli tra la caduta dell’Impero Romano e l’anno 1000 che interessarono questa zona, quel che è noto è che nel 1023 Montenero è citata per la prima volta in un documento dell’archivio dell’Abbazia di Farfa e nel 1085 è già documentata la presenza di un castello. Si trattava della torre di guardia che ancora oggi si vede svettare all’interno del castello che fu costruito nei secoli intorno ad essa e rispetto al quale prese la funzione di mastio. Probabilmente, la sua costruzione fu motivata dalla necessità di controllare una via di comunicazione tra l’Abbazia e Rieti – che potrebbe anche coincidere o comunque essere molto prossima ad uno degli antichi percorsi della Salaria – esigendo l’eventuale dazio.

Si sa per certo che Napoleone Orsini acquistò il comune nel 1240 dai Camponeschi che, probabilmente, ne erano sempre stati proprietari occupando le terre circostanti mano a mano che venivano disboscate. Da Napoleone Orsini la proprietà passa di generazione in generazione ed il castello deve essere stato abitato in modo abbastanza continuativo tant’è vero che nel 1390 vi morì il cardinale diacono di S. Maria in Domnica, Tommaso degli Orsini di Manoppello.

Intorno alla metà del ‘400, il castello cambia uso e da residenza del “Dominus” diviene elemento difensivo dell’intero territorio, con l’impegno delle vicine comunità ad assoldarne un custode e la relativa guarnigione. La situazione appena descritta si protrae probabilmente fino al 1500 quando appare sulla scena Franciotto Orsini, a cui sono dovuti importanti interventi sul castello. Gli Orsini mantengono la proprietà del feudo fino al ‘600 cedendolo una prima volta ai Mareri, poi riprendendone la proprietà, finché, nel 1644 venne acquistato dai Mattei del ramo di Paganico e, nel 1671, Papa Clemente X concesse a questa famiglia, il passaggio a ducato di Montenero. Nel 1755, Benedetto XIV, autorizzò la vendita ai Marchesi Vincentini di Rieti del castello di Montenero Sabino con il titolo ducale che ne rimasero proprietari fino a pochi decenni orsono.

COSA VEDERE? – Il comune si estende per tutta la sua lunghezza su una cresta con un’unica strada a fare da dorsale e da questa si dipartono una seri di vicoli a destra ed a sinistra che danno possibilità alle case di avere affacci ed entrate laterali. Il castello che vediamo oggi, bellissimo nella sua complessa articolazione, è la trasformazione di un’opera originariamente di natura prettamente militare che faceva da vedetta su tutta la zona sottostante, una visita al castello è certamente imperdibile. A tale scopo sono a disposizione dei visitatori la corte, dotata di un buon sistema della raccolta dell’acqua (coevo alla fondazione, l’impluvium), con il pozzo ancora funzionante. Al piano terreno si possono visitare i locali di servizio, come il forno, la falegnameria, le cantine, la fucina e le scuderie; il primo piano, il piano nobile, è la parte più suggestiva: qui oltre al grande salone dei ricevimenti, si trova anche la cappella privata e quelle che furono le stanze da giorno dei signori, vi si trova una bellissima sequenza di stanze con un effetto prospettico di grande impatto che non avevano altra funzione se non quella di stupire visitatori e ospiti. Molto interessanti per chiunque si trovi a visitare il castello sono gli affreschi di alcune sale: uno di essi riporta la seguente iscrizione: “Gerolamo Mattei Generale di Clemente VII Papae anno MDXXVI”. Testimonianza del fatto che Papa Clemente VII, prevedendo l’arrivo dei Lanzichenecchi di Carlo V, stava organizzando la difesa del territorio sabino e, a tale scopo, aveva inviato un suo generale della famiglia Mattei.

Inoltre, una visione del castello da dietro rende molto bene l’idea di come intorno alla torre dell’anno 1000 si siano andati sviluppando, in cerchi concentrici, tutti gli spazi adibiti alle diverse funzioni necessarie a sostenere la vita all’interno del palazzo: appartamenti per i feudatari ed il loro ospiti, sale di rappresentanza ma anche scuderie, granai, forni, cisterne, grotte per la conservazione dei cibi e prigioni, per esercitare la funzione di giustizia propria del feudatario.

All’estremo opposto del “treno” rispetto al castello, si trova la chiesa parrocchiale di San Cataldo costruita presumibilmente nell’ambito dei lavori promossi dagli Orsini, infatti inizia ed essere menzionata a partire dalla seconda metà del XV secolo. L’aspetto attuale è il risultato di una serie di interventi avvenuti nel XIX secolo. Si presenta con una facciata a spioventi con un profilo a capanna composto da due archi rovesci, due ordini e un unico portone in legno inserito in un portale in pietra con lunetta cieca. L’interno, intonacato e pitturato, è composto da un’unica navata con due coppie di cappelle laterali, due nicchie e un presbiterio a terminazione semicircolare. L’aula liturgica intonacata e pitturata, presenta una serie di lesene, tra cui si aprono le cappelle laterali, a sostegno di due cornici aggettanti, che corrono per l’intero edificio, poste sulla linea di imposta della volta a botte lunettata che ricopre l’intera aula liturgica e che si conclude con una calotta semisferica nel presbiterio. L’edificio è in muratura portante composto da pietrame di cava visibile nel lato destro della parete laterale, dove si possono notare anche gli interventi strutturali a sostegno dell’edificio. Sempre lungo la parete destra, inserito nel complesso parrocchiale, troviamo la torre campanaria a base quadrata composta da tre ordini con monofore nel secondo e terzo ordine e una copertura a cuspide.

Molto interessante è certamente la Biblioteca comunale che è stata realizzata nel prestigioso e storico Palazzo Bonacasata per dare a ragazzi e studenti spazi per la lettura, una videoteca e un internet-point, ma anche in generale un luogo di incontro, di studio, di scambio di relazioni.

 

QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – Sempre l’assessore Farese ci racconta quali siano gli eventi che riuniscono popolazione e turisti: “Le maggiori ricorrenze da non perdere sono le festività di San Cataldo (Patrono del paese): 14 agosto; della Madonna della Natività: ultimo sabato di maggio; Sant’Antonio Abate: 17 gennaio; La trentennale sagra dei Maccheroni a Fezze: seconda metà di luglio, ed altre iniziative culturali. Per avere un aggiornamento sulle attività che vengono svolte a Montenero, è sufficiente consultare la pagina Facebook della Proloco di Montenero Sabino oppure contattare i referenti dell’associazione (393.4796181 – 327.2430825)”.

Insomma, Montenero è un “treno di paese” cui è immancabile fare visita, per ora ci accontenteremo di viaggiare con la fantasia con la promessa di tornare, prestissimo, a visitarlo nella sua interezza.

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