“Amici terminillesi, perché ce l’avete con la Coppa Carotti? Non vi capisco…”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore sul caso Coppa Carotti. La firma l’avvocato capitolino Giuseppe Lorè. 

Gentile Direttore,
vorrà omaggiarmi nel pubblicare le prossime righe o, comunque, di valutarne il contenuto, poichè sono molto amareggiato di ciò che sta accadendo intorno alla Coppa Bruno Carotti a causa della data di effettuazione nella stagione 2020. Premetto di essere un cittadino romano, proprietario di un immobile al Terminillo, che sente Rieti come una seconda casa, che – tanto per fare un esempio – segue il basket solo in nome di ciò che è stata la Sebastiani e la sua storia e che, lo ammetto subito, per puro spirito amatoriale e per cullare la propria passione, è licenziato Aci Sport e si diletta, di tanto in tanto, a gareggiare in qualche cronoscalata nel Centro Italia. Sì, dunque, sono di parte.

Ma sono di parte a tutto tondo, perché il Terminillo è il Terminillo per me e guai a chi me lo tocca.
E Rieti, come detto, è il mio buen ritiro. Questa terra mi ha dato tutto. Amicizie, amori e passioni. Se pratico automobilismo, è perché fin dal 1980 i miei genitori mi hanno portato a vedere la Carotti.
Il primo ricordo nitido nella mia mente è proprio una 500, credo gruppo 5, gialla e rossa, alla bellissima curva del Villaggio, che oggi, ahimè, per il taglio del tracciato, non si affronta più. Ho vissuto il Terminillo che era realmente la Cortina d’Ampezzo del Centro Italia e, ancora di più, perché sempre più maturo e consapevole, ho assistito e sto assistendo al suo decadimento. Hotel chiusi, progetti abortiti sul nascere, piscine mai aperte, valletta dello sport smantellata, Leoncini gioiello nel deserto, impianti sciistici obsoleti, aperti col contagocce, che ammirano da lontano lo splendore dell’Abruzzo e tacciono mortificati.

Solo la Coppa Carotti è rimasta. Se il Terminillo è conosciuto in Europa è anche grazie alla gara e al suo percorso unico e inimitabile. In tanti parlano della Trento – Bondone come università delle salite, poi si imbattono nella ex 4 bis e comprendono che ancora non hanno visto nulla. Un circuito abbarbicato in montagna.

Prima parte da togliere il fiato, velocità pazzesche, traiettorie da delirio puro. Seconda parte più tecnica. Penso al percorso e mi batte il cuore. L’adrenalina del verde che si accende, le curve che si affrontano in pieno, il motore in tiro. Sono le stesse emozioni che da piccolo provavo partendo il giovedì pomeriggio da Roma con l’unico obiettivo di arrivare il prima possibile a Vazia e iniziare a scorgere i primi camion, i primi carrelli, le prime vetture da corsa giunte sul posto di gara. Non riesco a capacitarmi come i miei compari terminillesi vedano di cattivo occhio la manifestazione. È così da anni.
Strada chiusa due giorni? Non regge come motivazione. La gara porta migliaia di persone al Terminillo e, oggi, per come è strutturato il percorso, è una festa per Pian De Valli. Gente che passeggia senza problemi, le macchine da corsa che arrivano nel cuore del paese, chi vuole si gode la manifestazione, chi altro prende la strada di asfalto e se ne va verso Campoforogna, altri ancora si imbattono nei prati o nella funivia.

Oggi per nessuno la gara può essere un sentirsi ingabbiati. Si è tutti liberi di fare ciò che si vuole in quei due giorni.
Data infausta? Data perfetta. Una festa nella festa. O contano più delle bancarelle davanti a Iride? La Coppa Carotti è sempre stato l’evento di apertura dell’estate? Non è vero. Negli anni 80 ricordo varie edizione agostane. Una gara sempre più corta? Sì, forse, ma innanzitutto invece che gioire di questo, la Proloco dovrebbe lavorare e collaborare con chi di competenza per ridare agli appassionati i 15 Km. di una volta. Secondo poi, restiamo sempre la seconda gara più lunga d’Italia, ma avere tra le mani un vanto, al Terminillo e ai terminillesi non sembra interessare.

Il posizionamento in calendario, come detto dal Collega De Sanctis non certo scelto dall’Aci Rieti, potrebbe anche permettere il ritorno al Terminillo di Merli e Faggioli, i due primattori della specialità, sì concedendo un ulteriore fascino alla manifestazione. Amici terminillesi, non comprenderò mai la vostra avversione alla gara. Abbiamo un tesoro tra le mani, culliamolo e proteggiamolo, invece di rischiare di disperderlo. E, credetemi, è un miracolo che ancora ci sia la Coppa Carotti, viste tutte le avversità degli ultimi anni. O forse, per alcuni, ahimè, è una iattura.
Inaccettabile pensiero. Lunga vita alla Carotti.

Foto: RietiLife ©

Print Friendly, PDF & Email

1 Commento

  1. Io direi che la mamma dei “contrari” è sempre incinta.