Sant’Antonio, l’omelia del vescovo: “Siate determinati e miti. Non serve essere forti con i deboli”

Pubblichiamo l’omelia del vescovo per la solenne messa di questa mattina a San Francesco in occasione di Sant’Antonio.

XIII per annum ( C ) 2019 (Sant’Antonio)

(1 Re 19, 16b.19-21; Gal 5, 1.13-18; Lc 9, 51-62)

“Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Letteralmente si dice che Gesù ‘indurì il volto’ come quando si serrano i denti di notte per la tensione che si va accumulando. Non poteva essere diversamente per chi sapeva di andare incontro al rifiuto. Che trova conferma nel rigetto degli stessi samaritani. Al che i suoi amici, Giacomo e Giovanni, invocano il fuoco, ma Gesù mostra l’altra faccia della sua determinazione che è la sua… mitezza. Non asseconda i suoi che vorrebbero vendicarsi, ma “si voltò e li rimproverò”. Questa doppia qualità: determinazione e mitezza è la particolare forza di Gesù. Oggi assistiamo ad un generale stato di confusione collettivo, salvo essere aggressivi verso i deboli. Come chi ha rimproverato il papà che è annegato abbracciato alla figlioletta nel Rio de la Plata! Gesù è consapevole della sua missione e non si scaglia contro nessuno. E lo si capisce strada facendo negli incontri che fa con tre giovani.

Il primo è entusiasta e gli grida dietro: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Non lo chiama “Signore” e si capisce che non è uno che segue, ma vorrebbe farsi bello con quel gesto. Come uno che mentre fa qualcosa vorrebbe subito essere ripreso e rilanciato. Gesù è senza peli sulla lingua: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. Non basta l’entusiasmo degli inizi se non si accetta la gratuità di una scelta.

Ad un altro che lo affianca è Gesù stesso che stavolta gli dice: “Seguimi”. Ma alla proposta del Maestro segue una condizione: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre”. A prima vista Gesù sembra contraddire il comandamento della famiglia, ma qui si vuol ribadire che si richiede un taglio rispetto al legame di sangue se si vuol crescere. La fuoriuscita dal tribalismo è la condizione per mescolare i nostri apporti e dar vita a qualcosa di creativo.

Infine, al terzo che si avvicina e promette di seguirlo, ma chiede una dilazione per andare a salutare i suoi, Gesù lascia intendere che non è possibile: ”Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio”. Non si può andare avanti se ci si guarda indietro. Quanta nostalgia – oggi la si chiama retrotopia – impedisce alla nostra vita di andare avanti, rifugiandosi sempre in quello che è alle spalle. Gesù è venuto a spingerci avanti perché il meglio deve ancora deve venire. Perché non è vero che il meglio sta alle nostre spalle, “i migliori anni della nostra vita” devono ancora arrivare. Questo si chiama speranza. Ed è la forza nascosta del mite. Come direbbe Gesù: “Beati i miti perché erediteranno la terra”.

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