Capitano Ultimo davanti a 1000 studenti reatini: “Totò Riina aveva paura. Noi Carabinieri no”

Foto: Emiliano GRILLOTTI © Palestra IIS “DA CATINO” – Poggio Mirteto (Ri)

(di Matteo Dionisi – Poggio Mirteto) “Non sono un eroe, sono un uomo del popolo”: lo riconosci subito anche se ha il volto coperto da uno scaldacollo con il logo dell’Arma dei Carabinieri. È Capitano Ultimo, l’uomo che, con la sua squadra, ha catturato il Capo dei Capi, Totò Riina. Ed ha risposto così, con semplicità spiazzante, a una delle tante domande che gli sono state rivolte da più di 1000 studenti, all’incontro per la Giornata della Legalità a Poggio Mirteto, nella palestra della scuola Gregorio da Catino. Un evento organizzato dall’Unione dei Comuni della Bassa Sabina. Sono stati tanti i temi toccati dal Capitano Ultimo, dalla legalità a Cosa Nostra, del giorno in cui ha scritto la storia catturando Riina ma anche di come volevano toglierli la scorta e di un suo possibile ritorno in campo. E alla domanda di RietiLife “Se qualcuno del Governo le chiedesse, come fece 26 anni fa per Riina, di andare a prendere Matteo Messina Denaro” lui non esita: “Io sto qua. Per il momento nessuno mi chiede niente, ma se me lo chiedessero, è il mio lavoro”.

LEGALITÀ – Poi il tema fondante dell’evento, a cui hanno presenziato anche il consigliere regionale Fabio Refrigeri e i sindaci dell’Unione dei Comuni della Bassa Sabina: la Legalità. “La legalità si pratica, partendo dai principi fondamentali dell’uguaglianza e della fratellanza – ha detto Capitano Ultimo agli studenti – sono concetti semplici ma anche difficili da praticare, perché donarsi senza volere nulla in cambio è fratellanza. La legalità si insegna con l’esempio, solo con quello”. E ancora: “Donarsi è la legalità, ricostruire percorsi di comunità, dove ci si aiuta, si dà una mano. Sono i principi che hanno fatto superare alla nostra Italia tante difficoltà, come la miseria e la distruzione, come hanno fatto i nostri nonni”.

UOMO DEL POPOLO – Il Capitano Ultimo non si definisce un eroe, ma un uomo del popolo, un uomo semplice. E a chi gli domanda se dopo l’arresto del Capo dei Capi si fosse mai sentito speciale dice: “Gli eroi non esistono, Riina l’ho catturato insieme ad altri Carabinieri. Questa parola, eroe, la creiamo apposta per rimuovere la semplicità. Ma tutti possono fare una cosa importante”. Nel settembre 2018 per il colonnello De Caprio un colpo al cuore: via la scorta perché non erano stati individuati “particolari segnali di concreto pericolo”. Il Capitano però, ha fatto ricorso contro la decisione del Ministero dell’Interno; ricorso accolto dal Tar, che ha annullato la sospensione della scorta. “Io sono fortunato, perché lo Stato, la patria, sono le nostre famiglie, la nostra scuola, i nostri studenti. Quello Stato non mi ha mai tradito, anzi, sono io che mi sento sempre in colpa per quello Stato a cui vorrei assicurare la sicurezza. Invece dalle sovrastrutture, da quello Stato lì, non mi aspettavo nulla, io non ho lavorato per quello Stato” dice Ultimo.

“CHI SIETE?” – Il 15 gennaio del 1993 è una data che ha scritto un pezzo di storia dell’Italia. Totò Riina dopo 25 anni di latitanza, viene arrestato dai carabinieri del Ros, nei pressi del motel Agip di via della Regione Siciliana, Palermo. A dare il segnale al Capitano Ultimo fu il pentito Balduccio Di Maggio, uno dei pochi che era in grado di riconoscerlo dopo tanti anni di latitanza. “Una delle cose che mi è rimasta impressa è lo sguardo delle vittime di mafia, dei feriti o di chi moriva per la strada – dice Ultimo, il colonnello Sergio De Caprio –  Il giorno che abbiamo arrestato Riina eravamo preparati, eravamo di una superiorità totale. La paura ce l’hai prima, durante il combattimento mai: quando sei con i tuoi uomini non puoi averne perché sai che non ti tradiranno mai. Lui aveva paura, vedevo la paura nei suoi occhi e mi dava anche un po’ fastidio, urlava ‘chi siete, chi siete’. Non ho avuto un dialogo con lui, perché ha capito cosa stesse succedendo”.

Print Friendly, PDF & Email