“Il 12% dei reatini è obeso, rischio infarto e ictus più alto”

L’obesità colpisce sempre più bambini e ragazzi. Per il 10 ottobre, Giornata Mondiale per l’Obesità, l’Azienda Sanitaria Locale di Rieti fa il punto, “epidemiologico”, nella provincia di Rieti: dai dati del Sistema Nazionale di Sorveglianza P.A.S.S.I. (Progressi della Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) risulta che il 12% della popolazione soffre di obesità (vs il 9% degli obesi nella Regione Lazio) e ben il 34% è sovrappeso (vs il 32% regionale). Il fenomeno interessa prevalentemente il sesso maschile e aumenta con l’età in linea con il trend regionale e nazionale.  Il 55% tra gli obesi a Rieti non pratica attività fisica e questa condizione è più frequente tra le persone con bassi livelli di istruzione (55%) e tra quelle economicamente più svantaggiate (27%).

È ormai noto che l’obesità comporta un aumento del rischio per la salute, in quanto accresce il rischio di insorgenza del diabete, delle patologie cardiovascolari (infarto, ictus, malattie del cuore), delle malattie del fegato e/o colecisti, del cancro e delle complicazioni osteo-articolari.

Le persone in sovrappeso o obese mostrano profili di salute più critici di quelli della popolazione generale; supportando un maggior carico di malattia e più frequentemente di altre, dichiarano di soffrire di condizioni croniche: il 34% riferisce una diagnosi di ipertensione, il 31% di ipercolesterolemia (31%), il 7% riferisce una diagnosi di diabete, il 3% riporta di aver avuto un infarto del miocardio e l’11% di malattia respiratoria cronica.

La Direzione Aziendale della Asl di Rieti, attraverso il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica diretto dal dottor Pietro Dionette, grazie anche al Referente aziendale Sorveglianza Passi dottor Gianluca Fovi, approfitta di questa giornata per ricordare che esistono programmi validi per rendere le condizioni di vita più favorevoli a scelte in grado di contrastare l’obesità: aumentando i consumi di frutta e verdura e facilitando il movimento. È importante considerare l’obesità come una malattia, bisogna infatti spostare l’attenzione sull’obesità, da problema estetico a problema di salute.

L’obesità – fa sapere la Asl – comporta degli effetti negativi più o meno gravi non solo sulle condizioni di vita di chi ne soffre, ma anche su quelle dei familiari e, indirettamente, sulla collettività, a causa degli elevati costi sostenuti dai sistemi sanitari per farmaci e ospedalizzazioni dovute alla malattia stessa e alle sue complicanze, nonché della ridotta performance lavorativa.

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