Gli ingegneri reatini: “I nostri ponti costruiti negli anni 60, da allora molto è cambiato”

Sul crollo del Ponte Morandi sul Polcevera a Genova e sulla situazione delle infrastrutture sul territorio reatino(leggi) e nazionale (leggi) è intervenuto l’Ordine degli ingegneri di Rieti. “Le immagini – scrive in una nota il presidente Vitaliano Pascasi – che hanno preceduto il crollo e quelle ugualmente devastanti che lo hanno seguito riaprono e ripropongono il tema antico ed attuale della sicurezza del costruito. Il nostro territorio è stato colpito dal sisma del 2016 e comprendo bene cosa voglia dire affrontare situazioni del genere, sia come semplice cittadino che come presidente di un Ordine provinciale, soprattutto quando queste tragedie coinvolgono inevitabilmente la nostra categoria professionale e quando veniamo chiamati a spigarne il perché”.

“L’eco mediatico del terremoto – continua – si è ormai quasi spento e passiamo ora dal tema della prevenzione simica al tema della sicurezza delle nostre infrastrutture, invocando, come sempre in questi casi, grandi piani Marshall per la ripresa politico-economica del nostro paese o dei nostri territori. L’impressione è che al solito si cerchi di rincorrere gli eventi piuttosto che anticiparli con una corretta analisi e programmazione. Siamo infondo il paese in cui a parole vogliamo che tutto cambi, ma solo perché tutto rimanga com’è”.

Ricordiamo il piano sulla prevenzione del rischio sismico, sottoscritto da molti altri enti, anche scientifici, ed organizzazioni pubbliche e private, o i contributi sulla tutela dal rischio idrogeologico, inviati e condivisi da Italia Sicura.

Ma anche i documenti importanti, sottoscritti dal PAT – Professioni area Tecnica, in occasione del professional Day del 1 marzo 2012, o dalla  Rete Professioni Tecniche, successivamente, in audizione della conversione in legge di decreti tesi a rilanciare l’economia, sul tema delicato ed importante del rinnovo delle concessioni autostradali,  nei quali evidenziavamo la necessità di importanti modifiche che imponessero adeguati interventi di ammodernamento e messa in sicurezza  delle infrastrutture.

Il tema della prevenzione ha indotto poi il Consiglio Nazionale Ingegneri, tra l’altro, ad organizzare una campagna (detta “Diamoci una scossa”), per promuovere gli interventi di riduzione del rischio sismico sul costruito, insieme al Consiglio Nazionale Architetti ed a Fondazione Inarcassa, ormai in avanzato stato, le cui iniziative su tutto il territorio nazionale partiranno nel prossimo mese di settembre. Attività che vedranno protagonisti gli Ordini Provinciali che saranno impegnati nelle visite sugli edifici, in base alle richieste dei cittadini.

“Molte delle infrastrutture – sottolinea il presidente – presenti nel nostro territorio come in tutta Italia sono state realizzate alla fine degli anni ’60 in pieno boom economico. La considerazione tecnica che si deve fare è che queste sono state realizzate solo dopo poco più di 50 anni dalla costruzione del primo ponte in cemento armato e a meno di cento anni dai primi utilizzi sperimentali di questo nuovo materiale nelle costruzioni. Da allora molte cose sono cambiate. I carichi sui ponti, le normative tecniche ed amministrative, i volumi di traffico, le conoscenze sul degrado dei materiali e, in particolare, del cemento armato”.

E conclude: “Dare avvio ad un progetto generale delle infrastrutture in Italia, che rilanci fortemente l’economia e superi il gap con il resto d’Europa e tra le aree del Paese (in particolare il Sud) deve divenire una priorità nazionale insieme ad una rilettura delle carte dei servizi dei concessionari ed ad una trasparenza della loro azione e del loro ruolo”.

Foto: (archivio) RietiLife ©

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