Slot, lotterie e scommesse: così i reatini “sfidano” la crisi. E perdono

È esploso 5 anni fa, in piena crisi economica. Prima del 2013, infatti, non si era registrato alcun caso. Ed è cresciuto di anno in anno, fino a diventare un fenomeno da combattere.
FENOMENO IN CRESCITA È la ludopatia, dipendenza dal gioco d’azzardo, presente in maniera importante anche a Rieti. Sono circa 50 le persone prese in carico nell’ultimo triennio, dal 2015 fino ad oggi, per le quali si è avviato un trattamento alla Asl reatina, con una media di 16 pazienti l’anno la cui età è medio-alta, e va dai 50 ai 70 anni circa. “C’è una leggera prevalenza di uomini affetti da ludopatia, ma anche le donne sono presenti in buon numero – dice Rosella Pacifico, psicologa dirigente del servizio Dipendenze e Patologie d’abuso Asl Rieti – rara è la presenza di giovani, attratti maggiormente dal mondo del web”. Se qualcuno pensava che il capoluogo sabino non fosse interessato da tale fenomeno si sbagliava, parola della psicologa che si occupa della gestione dei pazienti affetti da tale patologia. Nel primo semestre del 2017 (dati del Sole 24 Ore) Rieti fa registrare una spesa di 627 euro pro capite e una totale di quasi 30 milioni di euro per gioco d’azzardo.  “La durata del trattamento varia a seconda dei casi – continua Pacifico – c’è chi ha bisogno solo di qualche mese di terapia e chi invece di almeno un anno. Abbiamo richieste di accesso in crescita e più frequenti. Prima del 2013 registravamo un solo caso di persone l’anno, dipendenti, ad esempio, dai famosi ‘gratta e vinci’, ma prima ancora non si registrava nessun caso”. È il 2013 dunque che segna il sorgere di questa patologia che genera dipendenza allo stesso modo delle sostanze stupefacenti. “I pazienti sono presi da ansia e crisi di astinenza. Abbiamo inizialmente un’équipe che valuta il singolo caso, dopodiché si passa alla presa in carico di tipo psicoterapico del giocatore”.

LE CAUSE “Tracolli finanziari e crisi economica familiare le principali cause del sorgere della patologia che distrugge l’essere umano dal punto di vista sociale. Anche a livello neurologico è riconosciuto che produce astinenza allo stesso modo di una sostanza, le aree del cervello colpite sono le medesime e si è alla ricerca di gratificazione immediata che si trova nelle slot machine. I giochi oggi sono costruiti ad hoc e danno ripetitività mentre prima esisteva solo l’estrazione dei numeri del Lotto, che avveniva una volta la settimana, oppure bisognava recarsi in un casinò per giocare. Oggi è tutto (troppo) alla nostra portata e le macchinette sono ovunque e rappresentano una grossa tentazione per queste persone evidentemente più fragili. Tendenzialmente, non esiste il profilo tipico del ludopatico – conclude Pacifico – Si va dall’operaio al professionista, dalla casalinga alla pensionata”. (dal Corriere di Rieti)

Foto: RietiLife ©

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