Stadio della Roma, la lettera di Papalia a Parnasi: “Ti scrive quello scemo di guerra…”

Una lunga lettera pubblicata sui social. È di Gaetano Papalia e il destinatario è Luca Parnasi, agli arresti per la vicenda stadio della Roma. Papalia è l’ex proprietario dell’area di Tor di Valle. “Sono vittima di questa vicenda” ha detto al telefono all’Ansa l’imprenditore reatino Gaetano Papalia in merito all’inchiesta sullo stadio della Roma. Papalia, insieme al fratello Umberto, era il proprietario dei terreni di Tor di Valle dove, secondo i progetto, dovrebbe sorgere lo stadio della Roma.

LETTERA APERTA A LUCA PARNASI
Signor Luca Parnasi,
a scriverle è quello “scemo di guerra dell’ex proprietario” dell’area di Tor di Valle (come lei mi ha definito nel corso della sua penosa conversazione telefonica con l’avv. Luca Lanzalone del 1° giugno 2017), quello “scemo” che ha voluto semplicemente vigilare sui suoi obblighi contrattuali, dichiarando apertamente le sue chirurgiche inadempienze. A scriverle è proprio quel cialtrone (altra definizione da lei riservatami nel medesimo anzidetto colloquio telefonico) col quale lei negoziò dal marzo 2010 al giugno 2013 l’acquisto dell’area di Tor di Valle, quando la società SAIS, che ne era proprietaria, non era stata ancora fatta fallire dalla sue scorrettezze imprenditoriali. Lei dunque mente quando afferma di aver comprato l’ippodromo da una società fallita.
Le scrive quello “scemo di guerra” e “cialtrone” che ha avuto l’ardire di far presentare alla propria società SAIS un concordato preventivo finalizzato, guarda caso, a porre riparo al grave mancato pagamento della caparra integrativa di oltre 3 milioni di euro, al quale la sua società, con la sottoscrizione del contratto di compravendita dell’area di Tor di Valle del 23 aprile 2012, si era pur obbligata, senza tuttavia provvedervi. Se la sua società avesse invece onorato quel proprio impegno, la SAIS avrebbe potuto soddisfare la pretesa creditoria di Equitalia (di pari importo), che avrebbe di certo desistito dalla istanza di fallimento, non costringendoci a presentare alcun concordato preventivo con riserva, corredato da un dettagliato piano dei pagamenti di tutti i creditori nella misura del 100%.
Non solo.
Dieci mesi dopo, nel corso dell’ennesima udienza relativa all’istanza di fallimento di Equitalia, la sua società assestò alla SAIS il colpo di grazia, rifiutandosi di pagare, nel mese di maggio 2014, una quota di prezzo dovuta a seguito della liberazione dell’area acquistata, nonostante lo sgombero fosse stato operato dalla SAIS sin dal 4 agosto dell’anno precedente, offrendo così al giudice delegato della sezione fallimentare Umberto Gentili lo spunto per dichiarare il fallimento della mia società proprio a causa della scarsa garanzia dei suoi pagamenti.
La SAIS, signor Luca Parnasi, è perciò fallita incontrovertibilmente in conseguenza delle sue gravi inadempienze, oltre tutto con perfetto tempismo, se il suo obiettivo, come appare del tutto evidente, sia stato quello di “affondare” la SAIS.
Lei conosce bene i fatti che le ho qui ricordato, ma nonostante tutto non ha avuto vergogna di insultare chi proprio lei aveva scientemente danneggiato, immolando ai suoi interessi un patrimonio familiare di quattro generazioni. Nel riferire all’avvocato Lanzalone che sono “miseramente fallito” ha avuto persino il coraggio di commentare questo mio drammatico ed assolutamente iniquo epilogo, compiacendosi del fatto che “nella vita c’è una giustizia divina”. Ma, devo ammettere, che su questo sono davvero d’accordo con lei!
Le auguro di tornare presto ad abbracciare suo figlio.
Roma, 14 giugno 2018
Gaetano Papalia

Foto: RietiLife ©

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