Pirozzi saluta gli amatriciani, farà il consigliere regionale: “Il cuore resta ad Amatrice”

Pubblichiamo di seguito la lettera aperta di Sergio Pirozzi ai cittadini amatriciani. Pirozzi lascia la carica di sindaco di Amatrice al vice Filippo Palombini che guiderà il Comune della provincia reatina fino al suo naturale decadimento nel 2019.

“Era il 4 maggio del 2009 (esattamente 9 anni fa) quando decisi, spinto da un gruppo di “amici”, a candidarmi alla carica di sindaco del “mio” borgo. Abbandonai il mondo professionistico del calcio, le mie ambizioni personali, per dedicarmi alla ‘nostra’ Amatrice. Oggi, a nove anni di distanza, è il mio ultimo giorno da sindaco perchè una norma vieta il doppio incarico sindaco-Regione. Una norma, sì una norma, che seppur discutibile, la dice però lunga su qual è l’ente territoriale che incide in maniera diretta e decisiva sulla “vita” dei comuni. Immaginate poi quanto possa incidere oggi che il nostro borgo non c’è più. Dovete però sapere che questa norma invece non è applicabile per chi viene eletto in Parlamento.

E già questa diversità normativa basta a comprendere le motivazioni che mi hanno spinto a candidarmi in Regione. Quante volte abbiamo manifestato per difendere il “nostro” ospedale, quante volte abbiamo chiesto “pari dignità”, quante volte abbiamo urlato e difeso il nostro sacrosanto diritto di vivere, come dico spesso, “ai confini dell’Impero Romano”? Tante, troppe, ed erano sempre rivolte allo stesso interlocutore: la Regione Lazio. Lo abbiamo fatto in tempo di “pace”, e oggi che siamo, purtroppo, in “guerra”, la Regione decide in toto tempi, modi, finanziamenti del post-terremoto. Un terremoto che ha distrutto vite, il nostro borgo e quel senso di comunità che ci rendeva “unici” e ci faceva sentire “invincibili”. Niente sarà più come prima, lo so, anche la mia vita è cambiata profondamente.

Ho fatto le mie scelte, ascoltando il cuore, mettendo davanti a tutto la mia Amatrice. Dalla tragedia del 24 agosto vedo quotidianamente postare sui social immagini dell’Amatrice passata, commenti struggenti, ed allora penso al tanto lavoro che aveva permesso al nostro borgo di diventare uno dei piu’ belli d’Italia. In questi anni da sindaco, grazie a dei collaboratori straordinari (amici innanzitutto), avevo costruito una Amatrice da favola. Poi dal 24 agosto tutto è cambiato. Voglio però rivendicare lo straordinario lavoro svolto nel post-terremoto. Anche se alcune cose ancora oggi non si vedono, per la prima volta nella storia, purtroppo ricorrente, dei terremoti, abbiamo visto riconoscere il 100% del danno subito sia ai proprietari di prima casa che di seconda casa (a L’Aquila non è stato così). Il finanziamento del mondo commerciale (anche se integrato dal fondo di solidarietà del Comune). Il riconoscimento della zona franca urbana speciale. Per la prima volta non si parla di sospensione delle tasse ma di esenzione delle stesse e l’estensione della misura anche ai contributi previdenziali (anche se ancora bisognerà chiarire le posizioni dei titolari delle Sas e delle Snc).

Nulla si ottiene per caso. Penso poi alle ingenti risorse finanziarie del mondo della solidarietà, fatte confluire nel conto corrente del nostro istituto scolastico, fondo che ha permesso ai nostri studenti di conoscere il “mondo”, ed accrescere il proprio bagaglio culturale e sociale. La scuola, si’ la scuola, quel luogo fondamentale per la crescita dei nostri figli che il 13 settembre del 2016 era già pronta. Non dimenticherò mai l’incontro notturno, era il 28 agosto, con gli amici della Protezione Civile del Trentino per pianificare e realizzare una missione apparentemente impossibile: una scuola provvisoria ma “pronta”, che il prossimo settembre sara’ sostituita dalla definitiva. Un luogo, una casa della cultura e della socialità dove il “nostro futuro” (i giovani) avrà solo il meglio. A tal proposito, come dimenticare il lungo viaggio fatto fino a Toronto (circa un anno fa) per ringraziare Sergio Marchionne per la generosità della Ferrari (7 milioni di dollari donati per la nostra scuola).

Avevo capito che il mondo della solidarietà vedeva Amatrice e il suo sindaco come un simbolo. Diventare un simbolo, senza assolutamente volerlo, è un impegno enorme, un lavoro sfiancante, ma che mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinarie e contemporaneamente affogare le delusioni avute per i comportamenti egoistici di una piccola parte della comunità  amatriciana. Ed ecco allora che il mondo della solidarietà ha permesso all’amministrazione da me guidata di emanare una serie di regolamenti che hanno reso possibile alla nostra terra di continuare a vivere, sia economicamente che socialmente. Quella socialità che dovrà essere il motore per poter far ripartire la “macchina Amatrice”. Penso allora al Palazzetto dello Sport, al campo da calcio, alle strutture aggregative realizzate nelle aree SAE, ai parchi, agli impianti sportivi a Collemagrone e nelle frazioni (Scai e prossimamente Sommati e Cornillo Nuovo), al cinema teatro, alla Casa della Montagna, al nuovo centro giovanile e tanto altro ancora

Rivendico con forza la scelta di non aver sacrificato luoghi e spazi per realizzare costruzioni che non fossero quelle originarie. Tutto questo non è accaduto per caso, lo ripeterò  all’infinito. Come sindaco sapevo, in cuor mio, che avevo ottenuto il massimo. Era però necessario per non far morire definitivamente Amatrice, che oggi è in vita solo grazie al defibrillatore della solidarietà,  alzare l’asticella, cercare nuove vie. Era necessario quindi andare in Regione. Forte di un consenso straordinario, ottenuto senza l’appoggio di nessun partito politico, di ben 152.000 voti, andro’ innanzitutto a segnalare i disagi ancora vivi del terremoto e cercherò di rappresentare degnamente tutti quegli amici che non ci sono più e che tante volte avevano manifestato contro la Regione Lazio per chiedere pari dignità. Per questo il mio non è un abbandono, ma un ulteriore atto di amore verso la mia terra.

Resterò  per sempre ad Amatrice, con la mente e con il cuore, soprattutto per difendere, vivendola, il diritto di “vita” delle terre “marginali e periferiche” di tutto il Lazio e anche d’Italia. Sarò sempre  e soprattutto al mio amico Filippo Palombini che mi sostituirà in quest’ultimo anno di mandato. Spero che la tragedia del terremoto ci aiuti a capire che la vita è un dare e avere, ed è per questo motivo che sulle macerie del cinema teatro Garibaldi realizzeremo, grazie al sostegno indispensabile della Croce Rossa Italiana, con un accordo siglato oggi, la Casa della Memoria della Solidarietà. Una comunità per avere un futuro deve ripartire dalla memoria, appunto, la memoria della solidarietà.”

Foto (archivio): RietiLife ©

 

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