Pirozzi candidato in Regione? Berlusconi dice no

(da Repubblica Roma) Nicola Zingaretti in testa, con sette punti di scarto sulle liste che lo sostengono. Sergio Pirozzi secondo, a sei lunghezze dal vertice. Terza, ma staccata di pochissimo, Roberta Lombardi.
Sulla corsa per la presidenza del Lazio, in scadenza nei primi mesi del ’18, pesano ancora parecchie incognite: la data delle elezioni, tuttora da fissare; le coalizioni, che restano ballerine; persino i candidati governatori, almeno quelli con più chance di vittoria, ché se centrosinistra e cinquestelle hanno già scelto, il centrodestra appare invece in stallo, ostaggio della fuga in avanti del sindaco di Amatrice, che martedì dovrebbe annunciare la sua discesa in campo per costringere gli alleati potenziali (Fi, FdI e Salvini) a convergere su di lui. In questo quadro si inserisce il primo sondaggio sulle intenzioni di voto realizzato da Izi per Repubblica: non può fornire indicazioni (ancora premature) sul nome del vincitore, però offre diversi spunti interessanti sulla partita che sta per cominciare. Vediamo.

Dalla rilevazione, effettuata tra il 17 e il 19 ottobre su un campione di 1.020 residenti nel Lazio, emerge che l’attuale presidente della Regione prenderebbe il 36 per cento; Pirozzi (testato come candidato unico del centrodestra) inseguirebbe al 29,8, la candidata grillina starebbe un punto sotto la lista del Movimento al 28,2. Questo significa che, col sistema proporzionale vigente, se si andasse oggi alle urne, a spuntarla sarebbe Zingaretti. Ma rischierebbe non poco. Se infatti si scorre il dato relativo agli schieramenti, primo risulterebbe il centrodestra con il 31% dei voti, mentre M5S e centrosinistra arriverebbero appaiati al 29,4 e 29,3. Percentuale, quest’ultima, parecchio al di sotto delle preferenze tributate al governatore uscente.

“Che Zingaretti riscuota un gradimento molto superiore a quello della sua coalizione è un fatto chiaro”, commenta l’ad di Izi Giacomo Spaini: “L’esponente del Pd è infatti in grado di pescare consensi anche al di fuori dei partiti che lo sostengono e finisce per rappresentare il valore aggiunto della proposta politica targata centrosinistra”.
Ma l’ottimismo finisce qui. Perché se “la Lombardi, a mio parere, più di così non potrà fare, come è già accaduto altrove i 5S correranno solo con la loro lista, che in un sistema proporzionale li penalizza”, il discorso cambia se si guarda al centrodestra: “Al di là di Pirozzi, che se scenderà in campo e dovrà comunque superare il sospetto di aver speculato sul terremoto, la vera differenza la fa la coalizione: se riuscirà a unirsi e a esprimere un candidato unico, potrà recuperare e vincere “, prevede Spaini. Se invece dovesse fare come il centrosinistra in Sicilia, coi due fratelli- coltelli Micari e Fava a disputarsi la stessa poltrona, la sconfitta sarà assicurata.

Le premesse, al momento, ci sono tutte. Dopo le parole sibilline diffuse su Fb dal sindaco di Amatrice (“Venite martedì alla presentazione del mio libro, ci saranno novità”), ieri è arrivato l’altolà di Berlusconi: “Per il Lazio non abbiamo ancora nessun nome”, ha tagliato corto il leader di FI a margine del convegno dei giovani industriali a Capri. Facendosi portavoce della rivolta azzurra, che non vuol cedere ai diktat di Pirozzi – dietro cui si celano Storace e Alemanno – reclamando il candidato alla guida della seconda regione d’Italia. Il quadro perciò resta mobile, suscettibile di variazioni importanti: “La campagna elettorale non è ancora cominciata, i candidati non sono sicuri, non sappiamo se il centrodestra andrà unito o si dividerà”, avverte infatti il sondaggista alla fine. “In più, se come sembra il voto regionale si terrà nello stesso giorno delle politiche, sarà parecchio inquinato dalla competizione nazionale. Dovrà anche scontare quella contemporaneità”.

Foto: RietiLife ©

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