Il vescovo a Spoleto: “Per ripartire dopo il sisma evitare infiltrazioni e speculazioni”

“Appena giunto ad Amatrice, il 24 agosto scorso, la prima persona che ho incontrato è stata Valerio. Da circa un mese faceva il fornaio in questa comunità, dove si era trasferito con la moglie e i suoi due figli. Non lo conoscevo. Mi si accosta. Lo abbraccio. Cento metri e dietro un angolo scorgo dei sacchi con dentro delle persone morte. Valerio mi si avvicina e mi dice: ‘Questa è mia moglie e questo mio figlio e la piccolina’. Non ho detto nulla. Mi sono abbracciato Valerio e abbiamo pianto”: monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, giobedì sera a Spoleto, in un incontro organizzato dalla diocesi locale, ha cominciato con questo ricordo il suo intervento sulla vicena terremoto, che a Rieti e provincia ha ucciso 299 persone.

“A noi vescovi, preti e fedeli laici, dinanzi a catastrofi come il terremoto – ha proseguito Pompili – spetta il compito di consolare, di essere accanto e ascoltare, di offrire una spalla su cui piangere. Nella realtà terribile del terremoto c’è da riscoprire quella che è la nostra condizione di uomini e di donne, segnati dalla fragilità e dall’imprevisto di quello che non avresti mai immaginato. Il sisma ci ha fatto riflettere sull’urgenza di tornare a riconoscere che dell’altro abbiamo bisogno, che siamo interdipendenti”.

Poi il vescovo di Rieti ha ribadito che “ora servono l’energia e la voglia di ricostruire insieme. Ciò che conta è riscoprire la solidarietà non come l’emozione di un momento, ma come un impegno anche strutturale che metta mano a quelle priorità che per troppo tempo sono state sottaciute da chi aveva la responsabilità di far uscire dal loro isolamento alcuni territori come quelli devastati dal terremoto. Occorre una gestione accorta per evitare infiltrazioni e speculazioni. Sono necessarie una serie di attenzioni che privilegino la ripresa dell’economia per territori come i miei – e come la vostra Valnerina – già segnati dallo spopolamento. Per invertire la tendenza è necessario uno studio attento di quello che è il nostro territorio per rigenerarlo, pena – ha concluso il presule reatino – la sua dissoluzione”.

Foto (archivio) RietiLife ©

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