Il vescovo nell’omelia a San Francesco: “Il Papa ad Amatrice e Accumoli ha unito giovinezza e vecchiaia”

Nella Messa celebrata a San Francesco in occasione della festa del Patrono D’Italia, il Vescovo Domenico Pompili – reduce dalla mattinata con il Papa nelle zone del sisma – ha pronunciato questa omelia. RIVIVI LA GIORNATA DI PAPA FRANCESCO NELLE ZONE DEL SISMA

Come un astro mattutino fra le nubi, come la luna nei giorni in cui è piena, come il sole sfolgorante così egli rifulse nel tempio di Dio”. Colui del quale il Siracide sta facendo l’elogio è il sommo sacerdote Simeone II, che fu in questo ruolo del 219 al 196 a. C. Anche nella storia della Chiesa ci sono momenti nei quali si stagliano figure che insegnano a ri-costruire. Tra questi, san Francesco è l’esempio più popolare e più limpido. In una stagione in cui sembravano addensarsi le nubi dell’eresia e delle crociate, col rischio di dividere la comunità dei credenti e di insudiciare con la violenza le contrade del mondo, il Poverello fu come “un astro mattutino”, che lasciò emergere la luce del Vangelo nella sua assoluta semplicità. Stamattina il cielo dell’altopiano amatriciano era avvolto nelle nubi. Ma presto si è imposto un sole caldo e luminoso che ha fatto emergere gli sguardi intimiditi dei bambini e dei ragazzi che hanno incontrato papa Francesco nella loro scuola. Francesco non ha parlato. Semplicemente è andato loro incontro, dando la mano, abbracciando e baciando. Memore di quanto viene attribuito a san Francesco: “Annunciate il Vangelo ovunque, se necessario, anche con le parole”.

Io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo”. Le parole dell’Apostolo si attagliano alla perfezione alla vicenda di san Francesco, ma in questi giorni, dopo il 24 agosto, non possiamo non pensare a quanti tra noi “portano le stigmate” del terremoto. Per questo papa Francesco è venuto. Perché non si può disattendere il cuore delle persone ferite. La sua più che una visita alle macerie, è stato un incontro con quanti hanno visto sbriciolarsi in un istante le cose e le persone più care. Nell’incontro alla RSA di Borbona dove soggiornano una cinquantina di ospiti che provengono da Accumoli ed Amatrice si è colta la tenerezza di chi si fa accanto, come a tavola, dove gli anziani dopo 5 minuti avevano già dimenticato chi avevano di fronte. Hanno mangiato con gusto e si sono sentiti al centro di una giornata irripetibile. Così il papa ha idealmente unito la giovinezza alla vecchiaia, lasciando intendere che ricostruire il legame tra le generazioni è la strada per lenire le cicatrici di una società che rischia di perdere la forza che viene dall’essere uniti.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Non è sempre facile credere a queste parole. San Francesco però che non ebbe una vita agiata né tranquilla, fu lieto e libero. Papa Francesco è venuto a confermarci in questo stato di grazia, che ora si fa preghiera non solo per quelli di Amatrice e di Accumoli, ma per tutta la nostra chiesa che vive nella Valle Santa.

Foto: RietiLife ©

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