FOTO – È ora di pranzo ad Amatrice: viaggio nel gazebo della Croce Rossa

(di Sabrina Vecchi) 4000 pasti al giorno da giovedì scorso. Il gran lavoro della Croce Rossa Italiana ad Amatrice non conosce sosta e lavora agevolmente su numeri altissimi. Nel grande gazebo allestito dal Corpo Militare della CRI di Roma in un campo sterrato a poche centinaia di metri dalla zona rossa si rifocillano soccorritori, parenti, giornalisti, chiunque abbia bisogno di cibo.

I volontari tagliano frutta, sfornano pasta ed affettano salumi seguendo nel dettaglio una macchina organizzativa collaudatissima che non conosce intoppi. I soccorritori che operano in queste ore sulle macerie hanno priorità assoluta e ricevono i pasti da asporto direttamente in loco, mentre tutti gli altri pranzano e cenano nel gazebo (l’articolo continua sotto la gallery)

C’è posto e cibo in abbondanza per tutti, “anche troppo”, ci dice Massimo, uno dei portavoce. “Abbiamo ricevuto di tutto, di nostro non abbiamo speso nulla se non la struttura ed il personale. Le derrate alimentari arrivano tramite donazioni di aziende e privati di tutta Italia, noi le stocchiamo e le prepariamo seguendo dei menù standard secondo dei principi alimentari specifici. Puntiamo da sempre alla preparazione di pasti che garantiscano il più possibile il giusto apporto di proteine e carboidrati, seguendo alla lettera la procedura e garantendo massima varietà di cibi, e siamo attrezzatissimo anche per le intolleranze”.

Oggi ad Amatrice si serve pasta in bianco e pasta al sugo, carne e insalata con pomodori, mele e pere e un dolcetto, bibite e pane a volontà. Le file sono ordinate, le divise sporche di calcinacci, gli accenti identificativi di ogni parte della Penisola. Ci si scambiano informazioni tra cronisti, numeri di telefono, occhiate. Tragica ironia della sorte, la pasta in menù oggi è proprio quella all’amatriciana, il giorno in cui sarebbe dovuta iniziare la cinquantesima edizione della sagra dei celebri spaghetti. Qui lo sanno tutti ed alla prima forchettata gli occhi si fanno lucidi. Solo un attimo. Poi si torna a lavorare.

Foto: Vecchi ©

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