Matteo Galvan da record ai Tricolori: “Dedicato ad Andrea Milardi”

(da fidal.it) Un incredibile Matteo Galvan stabilisce il record italiano assoluto dei 400 metri ai Campionati Italiani Assoluti di Rieti. Il 28enne vicentino delle Fiamme Gialle corre il giro di pista in 45.12, 7 centesimi meglio del 45.19 che Andrea Barberi aveva corso proprio in questo stadio il 27 agosto del 2006. E’ la migliore prestazione europea 2016 e un crono che vale anche lo standard di iscrizione (45.40) per i Giochi Olimpici di Rio.

Il suo giro di pista da record, affrontato praticamente solo contro il cronometro, è arrivato tra i lampi e le prime gocce di pioggia di un temporale che oscurava ormai l’orizzonte della città sabina. Il fulmine, però, è stato proprio l’azzurro che mette in bacheca il quinto titolo italiano in carriera riscrivendo di 23 centesimi il personal best stabilito nel 2013 a Bruxelles.

Per il veneto Galvan, Rieti non è una città qualsiasi. Qui ormai da tre anni ha scelto di trasferirsi sotto la guida tecnica di Maria Chiara Milardi. Qui condivide le sue giornate con la fidanzata Maria Benedicta Chigbolu, oggi seconda sui 400 femminili alle spalle della campionessa europea Libania Grenot. Qui il 7 settembre del 2014 aveva scritto con 32.01 il suo nome sul migliore prestazione nazionale di sempre nei 300 metri, fino a quel giorno appartenuta al mito Pietro Mennea.

“Era destino – sorride sornione Matteo Galvan a pochi minuti dal crono da primato – su questa pista è iniziato tutto, su questa pista dovevo fare il record italiano dei 400 metri”. L’inizio a cui si riferisce il vicentino è quel 20.87 con cui il 23 luglio 2006 esplose diventando il terzo junior di sempre sui 200 metri. All’epoca, dieci anni fa, erano Campionati juniores e promesse, oggi sono Assoluti. “Ho chiesto io ad Andrea Milardi di organizzarli qui, un anno fa. Desideravo inseguire il sogno di Rio sulla pista che ormai è diventata casa mia, e che spesso garantisce condizioni perfette. Ci sono riuscito, la dedica ad Andrea è ovvia e dovuta”. Continua il vicentino, cresciuto sotto la guida di Umberto Pegoraro prima di passare tre anni a Bradenton con Loren Seagrave: “Qui a Rieti ho creato un microcosmo perfetto: vado allo stadio in bici, ma più spesso in auto per pigrizia. Al campo ho dei compagni di allenamento fantastici: mi aiutano partendo un po’ prima, ‘tirandomi’ le ripetute un pezzo ciascuno, non sono mai solo”.

“Sapevo di valere un tempo del genere, sapevo di stare bene, ma l’aspetto mentale è spesso determinante e non ero sicuro di riuscire a sbloccarmi. Oggi mi ero preparato a gestire la gara da solo, ho fatto un passaggio spinto e cercato di chiudere il più forte possibile. Negli ultimi 50 metri ho chiuso gli occhi e sperato non arrivasse quella maledetta salita… è andata bene. Sul rettilineo finale non guardo mai il cronometro, perché corre sempre più veloce di me”. Nell’anno di Amsterdam, il crono rappresenta la miglior prestazione europea stagionale: “È una statistica che non vale nulla: per me non conta, so bene che non garantisce nemmeno l’accesso alla finale. Per me è solo un punto di passaggio, ora devo restare concentrato e continuare ad allenarmi bene. Domani farà regolarmente i 200, chissà che non riesca a migliorarmi anche lì”.

Foto Gianluca VANNICELLI / Agenzia PRIMO PIANO ©

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