BASILICATA SCRIVE A PIROZZI: “NOI SINDACI OGNI GIORNO IN TRINCEA”

Il sindaco di Fara Sabina, Davide Basilicata, ha scritto a Sergio Pirozzi, primo cittadino di Amatrice che nei giorni scorsi aveva rassegnato le dimissioni dal suo ruolo, per poi ritirarle (leggi) sostenuto da molti dei suoi concittadini.

Caro Sergio,

La vicenda delle tue dimissioni da sindaco mi ha molto colpito. Non posso fare a meno di riflettere sul senso del nostro lavoro quotidiano al servizio della comunità.

Le battaglie in difesa della tua terra, l’impegno per portare nel mondo il nome della “tua” Amatrice hanno fatto sì che in centinaia ti manifestassero la loro vicinanza e l’affetto di chi, oltre la figura del politico intravede l’uomo, la persona a cui affidare le proprie speranze e i propri sogni.

Fare il sindaco, in questo particolare momento storico per l’Italia, è sicuramente compito complesso e difficile. Ma è anche il ruolo più bello ed emozionante che possa ricoprire chiunque si voglia impegnare nella gestione della cosa pubblica.

La differenza la fa, come sempre, il modo in cui si interpreta questo ruolo. Tu l’hai fatto e lo fai mettendo anima e corpo a disposizione della comunità, come soltanto chi sceglie questo mestiere per passione può e sa fare. Perché il lavoro del sindaco è servire la comunità; la nostra famiglia è la comunità stessa. Fare il sindaco è passione, dedizione, sacrifico, impegno; una missione laica al servizio del popolo e della propria terra.

Tante sono state le battaglie sostenute e vinte per la “tua” Amatrice, sostenuto dal presidente Zingaretti in persona; impossibile raccontarle in poche righe. Senza dimenticare la lotta costante sul fronte dei piccoli comuni. Hai saputo immaginare un ruolo imprescindibile per le migliaia di municipalità considerate “troppo piccole” solo perché non rispondono alla logica dei grandi numeri. Insieme ad altri colleghi, stai combattendo una sacrosanta battaglia per la sopravvivenza di questi comuni “troppo piccoli per funzionare bene”, secondo certa politica, ma in realtà vitale punto di riferimento per i milioni di cittadini che ci vivono.

Se è vero che il Parlamento italiano non ci offre un esempio di buona politica, abbiamo il dovere di raccontare la bella storia rappresentata dalle migliaia di amministratori comunali che si dedicano alla cosa pubblica senza chiedere niente in cambio. Un vero e proprio esercito volontario che, come disse Cicerone a proposito dei Sabini, è «fiore dell’Italia e nerbo dello Stato».

Un’esperienza di trincea, la nostra, che ti obbliga a fare i conti con i problemi veri delle persone. Un sindaco degno di questo nome non prende ordini dal partito, non si fa influenzare dalle consorterie, non fa il forte con i deboli; il sindaco ha in testa solo e soltanto gli interessi della comunità. Perché nell’epoca della dissoluzione dei valori e delle istituzioni, il sindaco rimane l’ultimo baluardo dello Stato, il punto di riferimento per le persone in difficoltà.

A te che sei uomo di sport, caro Sergio, non devo insegnare niente in termini di lotta e meritocrazia. Ad insegnare molto, invece, è l’esperienza di amministratore locale. Un’esperienza che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita. Abolito il servizio militare, si dovrebbe istituire il servizio civile obbligatorio come amministratore comunale. Ovviamente è una provocazione, che però tutti i sindaci d’Italia dovrebbero lanciare ai tanti che si improvvisano statisti con pessimi risultati.

Per ciò mi rallegra la saggia scelta di ritornare sui tuoi passi. Amatrice ha bisogno di te. L’Italia ha bisogno dei tanti che dedicano la propria vita al servizio della nazione“. Foto (archivio) RietiLife ©

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