LA RICERCATRICE REATINA NICOLETTA GNAN PREMIATA DAL CNR E DALL’ACCADEMIA DEI LINCEI

Io Donna raccoglie le storie di alcune ricercatrici premiate dal Cnr e dall’Accedemia dei lincei per la loro attività. Tra queste c’è la reatina Nicoletta Gnan.

(da Io Donna) Ragazze che hanno l’eccellenza nel dna: sono le ricercatrici under 35 premiate dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Accademia nazionale dei lincei nell’ambito di “Ricercatamente”, omaggio ai giovani che hanno contribuito allo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica. Sui sette premi assegnati, quest’anno, quattro sono andati atalenti femminili, impegnati in campi diversissimi: scienza delle produzioni alimentari, ingegneria chimica, ingegneria idraulica, fisica della materia. Studiose al top, in alcuni casi rientrate dopo un dottorato all’estero, che si misurano con i grandi problemi del nostro paese: la difficoltà di vedere finanziate le proprie ricerche e di avere un vero contratto, oltre alla questione della parità, soprattutto nella progressione delle carriere. «Sono la più grande delle premiate, ho 35 anni, e sono anche la sola ad avere ottenuto, finalmente, una certa stabilità professionale», spiegaMarzia Giribaldi, ora al Cra-Nut di Roma, il più grande ente italiano di ricerca in agricoltura. Già insignita del premio Innovators Under 35 Italy del Mit Technology Reviews, la Giribaldi ha svolto attività di ricerca e sviluppo che hanno portato al deposito di una domanda di brevetto relativa a un innovativo pastorizzatore per il trattamento del latte umano. Le sue ricerche hanno una fortissima ricaduta sociale: ogni anno in Italia nascono 50mila bambini prematuri e «quando il latte della mamma non è disponibile, ogni goccia di latte donato da altre donne è fondamentale per la loro nutrizione e il loro sviluppo», sottolinea la ricercatrice.

Per questo, in collaborazione con il reparto di terapia intensiva dell’ospedale Regina Margherita di Torino e con l’Associazione italiana delle banche del latte donato «abbiamo effettuato studi sulla conservazione del latte, scoprendo che è molto stabile e può essere conservato in frigorifero fino a 4 o 5 giorni. Inoltre, abbiamo sperimentato un processo di pastorizzazione meno invasivo di quello attuale, per far sì che il latte delle donatrici non perda preziosi fattori immunologici». Felicissima dei risultati ottenuti, ora guarda avanti, al suo lavoro e a quello di tante colleghe: «Mi piacerebbe vedere più donne dirigenti di ricerca», dice. «Non è vero che i carichi familiari impediscono di raggiungere i livelli più avanzati di carriera: c’è un problema culturale nel riconoscimento dell’eccellenza femminile. Spero che un giorno, così come già accade nell’assegnazione dei premi, si raggiunga una vera parità di valutazione».

Altra premiata è Carmela Russo, ricercatrice in Ingegneria Chimica e post-doc presso l’Istituto di Ricerche sulla Combustione del CNR a Napoli, decisamente una donna di rango alfa: nel 2014 ha ricevuto la Bernard Lewis Fellowship, che viene assegnata ai cinque migliori giovani ricercatori al mondo nel settore dell’energia da combustione. «Quello che faccio è studiare sperimentalmente l’origine e le caratteristiche delle polveri fini formatesi nei processi di combustione, rilevanti per il miglioramento dell’efficienza energetica e la tutela dell’ambiente». È soddisfatta del suo percorso, compresa la scelta di restare in «Sono stata fortunata poiché, alDipartimento d’Ingegneria Chimica dell’Università Federico II di Napoli, dove ho svolto il mio dottorato in collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla Combustione, ho trovato uno dei migliori gruppi di lavoro al mondo», conferma.

«Ho avuto anche l’opportunità di svolgere ricerca a Cambridge, in un centro di eccellenza sul grafene, tuttavia non ho avuto dubbi a ritornare. Nonostante le risorse e i fondi assegnati alla ricerca in Italia siano attualmente più limitati, la ricerca è a livello internazionale, se non addirittura superiore. Ho trovato in Italia professori e ricercatori con cui lo scambio culturale e scientifico è costante e quotidiano». E com’è essere donna in un settore così maschile? «In realtà oggi al Dipartimento di Ingegneria Chimica la rappresentanza femminile è diventata considerevole e apprezzata. Quello che determina la differenza, addirittura in positivo rispetto al mondo”maschile”, è la tenacia con cui una donna persegue gli obiettivi, nonostante gli impegni tipici del ruolo femminile possano tuttora costituire una difficoltà. Ma forse sono proprio queste difficoltà che ci forniscono una marcia in più».

A sua volta ingegnere civile, Angelica Tarpanelli è ricercatrice presso l’istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi-Cnr) di Perugia: ha vinto il premio Ricercatamente nell’ambito di uno studio sull’uso di sensori satellitari per applicazioni idrologiche e idrauliche. Effettua stime sulla portata dei fiumi e l’anno scorso aveva già ricevuto l’Outstanding Student Poster Award per una ricerca sul fiume Po. «Occuparsi di inondazioni e di prevenzione del rischio idrogeologico è un lavoro difficile, di grande responsabilità», spiega. «Costruiamo dei modelli sulla portata e sui flussi convalidandoli, quando è possibile, attraverso la copertura satellitare». Il suo desiderio per il futuro? «A 33 anni, vorrei concludere questo lungo percorso di precariato. La condizione di incertezza, il dubbio legato al rinnovo della tua posizione nell’ambito della ricerca è difficile sul piano emotivo almeno quanto su quello economico».

«È una spada di Damocle con cui convivi, anno dopo anno», conferma Nicoletta Gnan, assegnista presso l’Istituto dei sistemi complessi (Isc-Cnr) di Roma. «Mi occupo di fisica della materia soffice», in particolare le soluzioni colloidali su cui ha svolto la ricerca che le è valsa il premio. «Comprenderne i meccanismi e le interazioni ha risvolti in moltissimi campi, da quello alimentare al biomedico fino alla cosmetica», prosegue. Affascinata fin da bambina «dalla voglia di capire come funziona la materia, fin da quando osservavo il nonno lavorare al suo bancone da elettricista», ritiene che le giovani generazioni di ragazze «oggi sono libere dal pregiudizio di essere maggiormente “portate” per le materie umanistiche». Ma il vero scontro con la realtà sarà nel mondo del lavoro: «Se nella ricerca si fa tanto precariato, il settore privato non certo è più facile per le donne. Il fattore età, ad esempio, ha un peso tremendo: dopo i 30 anni non si è più candidate appetibili». Foto: IO DONNA ©

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