“HEYSEL, PARTIMMO DA CITTADUCALE IN 13…” / IL RICORDO DI FABRIZIO DE TOMMASO

Il reatino Fabrizio De Tommaso era all’Heysel in quella maledetta finale di Coppa dei Campionai. Era il 29 maggio di trenta anni fa e De Tommaso era a Bruxelles in un giorno nerissimo per il calcio europeo ed italiano. Questo il suo ricordo.

 

 

Un  martedì  di 30 anni fa partimmo da Cittaducale in tredici. Dovevamo essere sessanta ma la grande richiesta di biglietti per questa finale  tagliarono di fatto le esigenze di richieste  dei club da parte della società , e quel giorno al vecchio comunale, in quella gara Juventus –Avellino, ultimo match del grande Furino,mi recai a Torino per il ritiro dei biglietti.

Tornai a Cittaducale ugualmente felice di avere in mano quei  tredici tagliandi che nel tempo avrebbero potuto rimanere nella storia sportiva. Radunai i miei compagni di viaggio in una mitica cena e pieni di entusiasmo organizzammo il viaggio.

Io appena patentato e nel pieno dei miei 22 anni – tenendo nascosto le modalità di viaggio ai miei genitori – non vedevo l ora di inghiottire quei quasi 2000 chilometri che mi dividevano da Bruxelles e, insieme ai miei compagni, non vedevo l’ora di assistere al primo trionfo in una coppa Campioni dei miei idoli: Platini, Boniek, Scirea ,Cabrini. atleti che l’anno prima avevo visto trionfare a Basilea nell’allora Coppa delle Coppe. Ma si sa, la coppa dalle grande orecchie era il vero trionfo che mancava alla Juventus ed io volevo essere  li.

Il martedi 28 maggio alle 7 di mattino, alla guida della mia auto con a bordo Walter e Giustino , insieme a Tonino, Loris e tutti gli altri, ci avviamo destinazione  Aosta , sede della prima sosta : risate  tante,momenti di grande spensieratezza come tutti i viaggi e grande attesa per il mitico avvenimento a cui da li a poco, avremmo assistito.

Hotel “Il caminetto”,grande accoglienza come tutte le località montane,cena tipica … e l’attesa continuava a salire. Il giorno dopo partiamo, transitiamo per il traforo del Monte Bianco verso Le Fiandre, dal paesaggio bellissimo e caratteristico che le grandi corse ciclistiche hanno esaltato per spettacolarità.

Intorno alle 14 arriviamo a Bruxelles, e ci dirigiamo allo stadio, poco fuori la città. Ricoveriamo le macchine dove meglio potevamo e già da li la disorganizzazione era una cosa certa. Vedere qualcuno delle forze dell’ordine era cosa rara: ormai comunque eravamo allo stadio, felici e contenti. Nel muoverci però cominciava  a salire la preoccupazione. Non c’ era un inglese che non era ubriaco e che non recasse fastidio a chi stava vicino.

Cerchiamo di avvicinarci alla nostra zona di ingresso e lì venni assalito da un gruppetto di tifosi e colpito con pugni nel tentativo di rubarmi il biglietto. Riesco a scappare e raggiungere i  miei compagni di viaggio fuggiti visto il pericolo. Nel  raggiungere la curva N incontriamo ragazzi giovanissimi inglesi che venivano arrestati e portati via a piedi in manette dalle forza dell’ordine che piano piano cominciavano a comparire (qualcuno aveva pensato bene di chiamare rinforzi). Nelle classiche postazioni di ristoro non potevi pensare di avvicinarti: erano  prese d’ assalto dagli inglesi alla ricerca di birre, che venivano portate via e dentro allo stadio in cartoni interi.

Entriamo allo stadio senza nessuno controllo con il biglietto intatto: il vecchio Heysel era confrontabile con il nostro Fassini, con la differenza che i vari settori erano divisi da una semplice rete di plastica di color verde, di quella utilizzata da noi per semplici recinti di cortile, completamente fatiscente con pezzi di cemento che si staccavano completamente con le mani.

Prendiamo posizione alla ricerca della miglior visibilità e da subito ci rendiamo conto che i tifosi bianconeri nell’ altra curva subivano cariche in continuazione da parte degli inglesi. Nulla potevano le semplici reti di divisione. Partiva una carica di 100 persone circa, colpiva i tifosi, rientrava nel settore e subito ne partiva un’altra .Spesso gli inglesi effettuavano queste cariche con bottiglie di birra vuote rotte nella parte superiore.

Assistevamo increduli ad uno spettacolo incredibile: roba da guerre Puniche, centinaia di persone che si spostavano da destra a sinistra e le guardie a bordo campo che guardavano, impossibilitate ad intervenire per il loro numero esiguo.

La gente comincia ad arrivare nella nostra curva scappando dalla famosa curva Z .Già cominciano a parlare di 28 morti. Questo è stato il primo dato sentito da noi. Increduli ci rendiamo conto di essere stati super fortunati: una semplice lettera N invece di Z ci aveva salvato la vita.

Vengono sotto la curva Platini e Cabrini, arrivano gli altri bianconeri ,i due capitani nella loro lingua fanno appello alla calma altrimenti la partita sarebbe stata rinviata. Il popolo bianconero che non si rendeva conto nei numeri (28 morti) aspettava con ansia l’inizio della gara, ma piano piano che diventava certezza questo dato, la paura, la rabbia la tristezza ci invadeva il corpo e la mente. Nel tempo i morti sarebbero poi diventati 30: il tutto per una partita di calcio seppur importante. Che tristezza.

Per motivi di ordine pubblico – diranno poi in seguito- la gara ebbe inizio e finì come tutti sappiamo e come non voglio raccontare. Il mio gruppo ormai decimato nei fuggi fuggi , uscì dallo stadio alla metà del secondo tempo. Ormai il panico, il terrore, ci aveva assaliti e tanta paura c’era nel dopo partita al rischio di incontrare i tifosi inglesi. Il loro parcheggio era di fatto alle nostre spalle.

Corriamo in auto e tante ambulanze incontriamo nella nostra fuga. Le radio locali in lingua francese parlavano di una catastrofe allo stadio Heysel: ora era tutto chiaro. Abbiamo evitato una strage. Abbiamo assistito ad una stermio vero e proprio: le immagini di persone che scappavano nel campo di calcio,ci avevano pietrificati di dolore e disperazione. Pensavamo tutti ai nostri cari a Cittaducale che avevano visto tutto in tv ma non avevano notizie di noi. Dovevamo avvisarli.

Al nostro arrivo gli autogrill del posto ci abbassavano le serrande davanti . I gestori erano impauriti che fossimo inglesi o italiani con voglia di distruggere o rubare. Dopo circa 50 chilometri sulla strada di fuga ed ormai a notte fonda troviamo un nostro connazionale calabrese che gestiva una pompa di benzina e ci è venuto incontro dandoci la disponibilità  a telefonare . Il povero Loris Paris, ex sindaco per 20 anni di Cittaducale, morto per cause naturali dopo 30 giorni esatti, telefonò a casa sua a sua moglie e lei poi  riuscì ad avvisare per tranquillizzare i nostri cari. Erano circa le 3 di notte: immaginiamo che ore lunghissime di attesa sono state per loro.

Durante il viaggio di ritorno in una sosta in terra di Lussemburgo incontriamo il pullman del club 2 stelle di Terni. Qui apprendiamo la tragica notizia della morte di Gianni Mastroiaco. Un ragazzo che conoscevo. La notizia ci ha distrutto  il cuore. Ognuno  di noi poteva essere stato al suo posto.

Tornammo a Cittaducale nella notte tra giovedì e venerdì. Tantissima gente ci aspettò nella piazza principale dove facemmo l’alba  nel raccontare le vicissitudini della nostra trasferta. Raccogliemmo il conforto dei nostri familiari che ci raccontarono che  per ore ci avevano cercato tramite conoscenze nei locali ospedali della capitale belga.

Sono passati 30 anni da quel fatidico 29 maggio, ogni tanto sono tornato allo stadio,anche in Italia – con molta paura a volte – io amo il calcio dei dilettanti e ironia della sorte spesso sono stato in Inghilterra a a vedere la Premier League. Devo dire che almeno loro la lezione l’hanno davvero imparata ,in Italia decisamente ancora no. Troppa violenza intorno al nostro calcio, che tiene inevitabilmente lontano le famiglie.

Concludo questo travagliato ricordo con una sola riflessione da Juventino vero: la Juve ha vinto 33 scudetti, ma dobbiamo togliere una coppa dei campioni.  Quella dell’Heysel non l’ha vinta, proprio no, non appartiene a nessuno se non alla memoria di tutti quei morti uccisi barbaramente e stupidamente in occasione di una partita di calcio. Assurdo, incredibilmente assurdo.  Foto. RietiLife ©

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