L’EDITORIALE DI FORMAT, “BENEDETTA PRIMAVERA”

Ecco l’editoriale del mese di Aprile di Format, a firma di Maurizio Festuccia.

Aprile, tempo di Primavera, di “scherzi”, di… pesci in faccia!

Tempo di rinascita e di rifioritura, di nuove idee e rinnovato stimolo. Voglia di vivere ore più lunghe, tiepide, profumate. Di scrollarsi di dosso acqua e fango di un inverno dai colpi di coda infiniti e fastidiosi, seppur sempre intrisi di vita e ricchi di quotidiane novità, alcune belle altre meno, come si confà al cammino di ogni essere umano. E finché si cammina, vuol dire che ci si muove, che non ci si vuol arrestare, bloccare, impantanare ma che, per onestà intellettuale e nel rispetto del soffio di vita che anima ed alimenta lo scorrere delle nostre ore, si ha il dovere di continuare a crederci, fino in fondo, e con il massimo delle energie a disposizione da spendere. E già, la vita è un soffio e ne abbiamo riprova ogni giorno. Proprio quando meno ce lo aspettiamo, qualcuno se ne va senza un motivo, senza una ragione, del resto (citando Cocciante) non c’è mai un motivo o una ragione perché un amore debba finire, perché una vita, aggiungo io, debba spezzarsi improvvisamente. Ma accade, ed è una sorte che prima o poi capita a tutti dover affrontare col giusto piglio. Ed anche quando un tuo concittadino ti lascia senza preavviso, senza un apparente motivo o ragione, senti dentro che qualcosa crolla anche per te, come se un pezzettino della tua storia perdesse un sassolino, o un macigno secondo i casi. Quello che ci stiamo lasciando alle spalle, è stato un mese purtroppo punteggiato da lutti diversi dal solito, da scomparse che hanno lasciato un segno, ed una cicatrice difficile da lenire nel tempo. Non abbiamo ancora metabolizzato l’uscita di scena, repentina ed improvvisa, di Paolo De Sisto che dobbiamo già piangere quella di Pietro Napoleone (che qui ricordiamo a pag. 21) ma c’è da registrare anche il suicido-omicidio di un altro personaggio, Silvio Paoselli, il “mugnaio buono” di Contigliano, che sta pian piano diventando “simbolo” di una società crudele ed ingiusta scatenatasi con violenza burocratica inaudita sulla persona, non sul corpo ma sull’animo della persona. Che è la cosa peggiore. Sono scomparse che fanno riflettere, che si abbattono sulla tua coscienza come macigni in uno stagno e l’onda d’urto che ti arriva dallo tsunami che ne deriva è violenta, e lascia poco spazio alla razionalità. Così come è accaduto per le vittime italiane a Tunisi, a quei “poveri cristiani” in cui ognuno di noi si è inevitabilmente immedesimato per un attimo. Chiunque poteva star lì, chiunque avrebbe avuto il diritto di godersi una visita ad un museo, chiunque di noi avrebbe potuto imbattersi col proprio destino sul selciato di quel cortile. Stavolta la mano del terrorismo islamico colpisce anche noi italiani ed ora ci sentiamo maggiormente vulnerabili, esposti, impotenti. La minaccia di una terza guerra mondiale è al confine della nostra storia, a pochi chilometri di mare dalla nostra terra, ad un passo dalle coscienze di chi muove i fili. E non vorrei mai scoprirmi burattino, o peggio ancora burattinaio, quando il sipario dell’orrore potrebbe aprirsi, speriamo mai, sul palcoscenico della nostra realtà di tutti i giorni, quella che ha sempre sentito parlare degli orrori guerra dal proprio nonno. In un attimo, ognuno si è sentito un possibile bersaglio posto al centro del mirino di un kalashnikov che arma l’ideale, ma anche la viltà, di sedicenti combattenti al fianco di una fede difficile da comprendere ed accettare per culture come la nostra. Ed era il primo giorno di Primavera, tempo di “rinascita” e di “rifioritura” di nuovi intenti, di rinnovate speranze. Speriamo sia così. E così sia. Foto (archivio) RietiLife ©

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