STRAGE DI NATALE, NEL PROCESSO CONTRO RIINA SI RIEVOCANO LE ARMI MAFIOSE TROVATE A RIETI NELL’85

(da rainews.it) Per la strage del treno rapido 904, anche nota come strage di Natale, fu usato “lo stesso esplosivo della strage di via D’Amelio” in cui morì il giudice Paolo Borsellino con la scorta, e “ci sono analogie riguardo ai materiali con la strage di Capaci e le stragi del 1993 a Roma, Milano e Firenze”, nonché con i falliti attentati all’Addaura e allo stadio Olimpico di Roma. E’ quanto risulta al consulente del pubblico ministero, Giulio Vadalà, che sta testimoniando a Firenze, al processo sulla strage del rapido 904 che vede Totò Riina imputato di essere il mandante dell’attentato. Il consulente in particolare ha riferito che dalle perizie sui vari attentati ricorrono “gli stessi materiali esplosivi” cioè “Semtex, composto da T4 e Pentrite, nitroglicerina e tritolo”. Per l’attentato di via D’Amelio la composizione chimica dell’esplosivo era la stessa di quella del rapido 904, ha anche spiegato il consulente. Riguardo agli altri attentati, sia quelli riusciti, sia quelli falliti, il consulente ha detto che gli esplosivi usati avevano le stesse basi chimiche di quello del rapido 904. Inoltre, sempre rispondendo al pm, Angela Pietroiusti, il consulente Vadalà ha riferito delle analogie tra i materiali esplosivi scoperti e sequestrati in arsenali e depositi nella disponibilità di mafiosi legati a Cosa nostra: in particolare ha fatto riferimento ai sequestri del 1985 a Poggio San Lorenzo (Rieti) e in un appartamento a Roma – depositi entrambi nella disponibilità di Pippo Calò, già condannato per la strage del rapido 904 – e al sequestro dell’arsenale gestito da Giovanni Brusca a San Giuseppe Jato (Palermo). Il consulente ha fatto rilevare anche che il Semtex è un esplosivo di produzione cecoslovacca di cui era vietata l’importazione in Italia. La dinamica dell’esplosione “Furono usati 16 kg di esplosivo” perché così “il danno è grosso” ha detto il consulente tecnico del pm che ha spiegato anche come funzionava il meccanismo che ha portato all’esplosione: “l’esplosivo fu collegato su una reticella porta valigie in un corridoio del treno” e “era collegato a un sistema di trasmissione radiocomandato con un ritardo affinché esplodesse in una galleria”. Sul luogo dell’attentato, ha anche detto il consulente della procura, interrogato dal pm Angela Pietroiusti, furono trovati “residui di pentrite, T4, nitroglicerina e tritolo”. Pentrite e T4 compongono la base dell’ordigno definita Sentex, che ha un alto potenziale esplosivo. L’ordigno fu posto in una carrozza di seconda classe, la nona, tra l’undicesimo e il dodicesimo scompartimento. 16 furono i morti, 267 i feriti. L’avvocato di Riina: “Il mio assistito sta malissimo” “Il mio assistito Totò Riina sta malissimo e a giorni faremo un’iniziativa per la sua salute” ha informato invece l’avvocato Luca Cianferoni difensore del boss di Corleone, a margine del processo sulla strage del rapido 904 aggiungendo solo che si tratterà di “una richiesta”. A chi chiedeva quale richiesta ha detto: “Lasciatemi stare sul vago. E’ urgente occuparsi della sua salute”, ha aggiunto l’avvocato raggiunto telefonicamente poiché nel frattempo ha dovuto lasciare l’udienza per altri impegni professionali. Il difensore di Totò Riina farà una specifica istanza al tribunale di sorveglianza di Bologna. Tra i problemi di salute, è stato ricordato, Totò Riina, detenuto in carcere a Parma, ha avuto due infarti, ha una forma di Parkinson e problemi al fegato. Foto: dal web ©

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