LA FONDAZIONE VARRONE CEDE LE PROPRIE QUOTE DELLA CARIRI A BANCA INTESA

La Fondazione Varrone fa il punto sulla cessione delle proprie quote in Cariri a Banca Intesa. Dalla Fondazione Varrone definiscono “irreversibile e avviato già da tempo” il progetto industriale di Banca Intesa “anche per le casse di risparmio del Lazio (Rieti, Civitavecchia, Viterbo). “Trattate  le partecipazioni delle fondazioni di Viterbo e Civitavecchia – continua la Fondazione Varrone – Intesa ha avanzato la proposta anche alla fondazione di Rieti che con la cessione delle quote (deliberata congiuntamente e all’unanimità dal consiglio di amministrazione, consiglio di indirizzo e collegio sindacale il 28 luglio 2014) ha evitato di subire la fusione e con la vendita delle azioni ha così garantito il patrimonio e rafforzato la sua posizione e quella del territorio sabino. Alla luce dell’inderogabile esigenza di accentramento deciso da Intesa, la Fondazione Varrone con decisione unanime di tutti i suoi organi, dopo un’attenta valutazione e nel rispetto dello statuto che impone la conservazione del patrimonio e l’ottenimento di un’adeguata redditività, ha ritenuto opportuno non accogliere l’ipotesi di fusione avanzata da Intesa e vendere le quote della Cariri”. DE SANCTIS Sulla vicenda parla anche il presidente della Fondazione Varrone: “Nonostante le reiterate pressioni e i continui incontri a Milano con i dirigenti di Intesa per il rinnovo dei Patti Parasociali scaduti nel 2011 – dichiara Innocenzo de Sanctis – Banca Intesa non li ha voluti rinnovare, avviando un proprio progetto industriale che ha già coinvolto le Casse di Risparmio di Viterbo e Civitavecchia. Non potendo in alcun modo cambiare le scelte di Banca Intesa per la Cariri – prosegue de Sanctis – la Fondazione Varrone ha ritenuto opportuno non subire una fusione e preservare, come abbiamo sempre fatto e come ci impone lo statuto, il patrimonio della stessa Fondazione per poi metterlo a disposizione delle esigenze del nostro territorio. Un’operazione importante, condotta dal cda, supportato dal Consiglio di Indirizzo della Fondazione Varrone con i dirigenti di Intesa, avvalorata anche dalle valutazioni dell’insigne professor Franco Tutino, Ordinario di Analisi Finanziaria presso la Sapienza di Roma che ha consentito di ottenere un ottimo risultato che rafforza la Fondazione e quindi anche il territorio di Rieti verso il quale sarà possibile erogare un contributo ancora maggiore”. I DETTAGLI I dettagli dell’operazione li dà la stessa Fondazione.Il Consiglio di Amministrazione, nelle sedute del 25 giugno, primo e 23 luglio 2014, ed il Consiglio di Indirizzo nelle sedute del 21 luglio e in quella plenaria e comprensiva di tutti gi Organi del  28 luglio 2014, valutato ed approfondito l’importante problema, hanno verificato la convenienza della vendita della partecipazione della Fondazione rispetto ad una ipotesi di fusione che poteva decidere Banca Intesa, con conseguente assegnazione alla Fondazione di azioni della stessa Banca, dopo una accurata valutazione di “concambio”. Banca Intesa, per tale acquisto, tenuto conto che il patrimonio della Cariri era pari ad € 168,7 milioni, proponeva di riconoscere un premio del 20% ( multiplo 1,2) rispetto al patrimonio stesso. La Fondazione, prima di assumere qualsiasi decisione al riguardo, nel rispetto della normativa statutaria che impone la “conservazione del patrimonio e l’ottenimento di una adeguata redditività”, ha dato incarico al professor Franco Tutino, Ordinario di Analisi Finanziaria presso la Università La Sapienza di Roma, per la predisposizione di una “relazione di stima della Cassa di Risparmio di Rieti”. Le analisi condotte dal prof. Tutino, hanno evidenziato che il premio massimo da corrispondere al patrimonio della Cariri, poteva essere pari, al massimo, ad 1,25, riflettendo una quota della Fondazione di poco superiore a  30 milioni. Le trattative condotte dal Presidente con i dirigenti di Banca Intesa, supportato di volta in volta da tutti gli Organi all’unanimità, hanno permesso di definire un prezzo di acquisto della partecipazione in Cariri pari ad € 32,5 milioni, con un premio quindi di circa il 28% ( multiplo di 1,28) nei confronti del patrimonio della Cariri. In conseguenza di quanto sopra, la Fondazione Varrone ha ottenuto una plusvalenza pari alla differenza tra i 32,5 milioni di euro realizzati dalla cessione e i 21, 678 milioni di euro del valore in bilancio della partecipazione e quindi una plusvalenza di 10, 822 milioni  di euro che potranno andare negli anni futuri a soddisfare tutte le esigenze erogative  a favore del territorio. D’altro lato la liquidità conseguita dalla cessione consentirà alla Fondazione di ottenere  remunerazioni al patrimonio che diventano ancora più importanti anche alla luce del fatto che nell’anno corrente la Cariri non ha distribuito dividendi. “È opportuno precisare – chiude la Fondazione Varrone – che la decisione della Fondazione di procedere alla vendita della propria partecipazione in Cariri, non ha di certo modificato gli aspetti giuridici (natura e disciplina) della Fondazione stessa che, quale persona giuridica privata dotata di piena autonomia statutaria e gestionale, rimane sempre Fondazione bancaria, soggetta alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanza, come previsto dal D. Lgs. 153/99”. Foto (archivio) RietiLife ©

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