CRISTIANI E MUSULMANI INSIEME RISPONDONO CON LA PREGHIERA AL RAID ALLA MOSCHEA

Un momento d’incontro, come altri in passato, ma di maggior valore dopo quanto accaduto domenica all’interno della Moschea di via Nuova (leggi), violata da ignoti: è quello promosso nel tardo pomeriggio dal Movimento Cristiano Lavoratori e dalla comunità musulmana reatina, che si sono ritrovate nella sede di MCL in via Paolo Borsellino. Tanti reatini, musulmani e cristiani, si sono dati appuntamento per un momento di preghiera congiunta e per riflettere insieme sui fatti dello scorso weekend, condannati dal mondo politico, istituzionale, civile e religioso e sulla scia dei quali sono stati attivati una serie di provvedimenti per il miglioramento della sicurezza in città. Nessuna polemica, nessuna invettiva; ai quadri distrutti, al Corano bruciato, ai soldi rubati e alla lettera lasciata dagli ignoti che hanno messo a segno il colpo al cuore dell’Islam reatino sabato notte, i presenti all’incontro al MCL hanno risposto con la preghiera ed il perdono. A dare vita all’incontro il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori Rieti, Nazzareno Figorilli; Abdelilah Atiq, presidente dell’Associazione Arabi Insieme, l’Imam Saydawi Abdel Hamid ed il frate francescano Marino Porcelli, tutti intervenuti davanti ad una folta platea di cittadini delle due confessioni religiose. FIGORILLI «Abbiamo voluto questo incontro come risarcimento a quanto accaduto ai nostri fratelli musulmani – ha detto Nazzareno Figorilli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori Rieti – non diamo giudizi sull’accaduto: oltre ai presenti, abbiamo invitato anche gli autori dell’atto crudele e bruto non per fargli riconoscere il loro sbaglio ma per riconciliarci». Figorilli, anche a dimostrazione dell’amicizia e della collaborazione che lega la comunità musulmana a quella cristiana a Rieti, ha letto una riflessione elaborata a margine di alcune giornate di incontro a Greccio, nel 2005. LA RIFLESSIONE DEI MUSULMANI REATINI «Il fatto increscioso accaduto all’alba di sabato scorso – ha letto Adam Lamkharbech a nome della comunità musulmana reatina –  non può essere definito un “semplice atto” di vandalismo, bensì molto di più. Le modalità d’esecuzione, la lettera lasciata all’interno della moschea, tralasciano pensare che il tutto era stato ben pianificato prima d’agire, e che non si è trattato di un gesto per mano di persone che si trovavano li per caso dopo un sabato sera. Quindi, perché questo gesto? Sappiamo bene che l’atmosfera che aleggia sull’Italia in questo momento è molto pesante, c’è un clima di totale sfiducia nelle istituzioni, viviamo in un periodo di crisi economica e lavorativa. E tutto ciò si riflette nella società. Una piccola parte di essa, parte alla ricerca delle possibile cause e tristemente si accanisce su tutto ciò che è diverso, che è esterno. Ed è molto probabile che sia questa la causa di questo gesto nei confronti non solo della comunità musulmana, ma dell’intera cittadinanza. Ringraziamo tutte le persone che hanno mostrato solidarietà e vicinanza per l’accaduto. Siamo certi che dopo questo fatto si rafforzerà sempre più lo spirito di fratellanza, che si percepisce oramai da diversi decenni in questa città. Mentre chi disprezza questo valore, non farà altro che ritrovarsi isolato. In conclusione a nome di tutti, vogliamo dire che riponiamo la nostra fiducia nelle forze dell’ordine per scovare i colpevoli e che siano puniti come da legge». SAN FRANCESCO TRATTO D’UNIONE Presente anche il francescano Marino Porcelli, che sulla figura di San Francesco come tratto d’unione tra cristianità e islam, ha incentrato la sua riflessione: «La mia non è una presenza personale ma di tutto il movimento francescano. Non possiamo rimanere indifferenti a quanto accaduto: quando un membro della comunità soffre, tutti soffrono». L’IMAM: “TUTTO CIÒ CI HA UNITI” Emblematiche le parole dell’Imam Saydawi Abdel Hamid: «Io sono contento per quello che è accaduto: è un bene, perché ha unito tutti quanti – ha esordito l’imam, subito sommerso dagli appalusi – noi perdoniamo chi ha compiuto tale gesto: è un perdono che arriva dal cuore. È solo un gesto folle accaduto in un momento non giusto». “NESSUNA PAURA MA DISPIACERE A chiudere il giro delle dichiarazioni in un incontro pieno di sintonia, Abdelilah Atiq, presidente dell’Associazione Arabi Insieme: «Questo gesto non ci impaurisce, piuttosto ci tocca nello spirito perché fatto con ignoranza: chi l’ha fatto non sapeva cosa stesse facendo. Come ha detto l’Imam e come dice il Corano, non guardare al male ma solo al bene che esso porta. Perdono a chi ha fatto questo gesto folle: che Dio gli illumini il cuore». (Ch. Di.) Foto: Gianluca VANNICELLI / Agenzia PRIMO PIANO ©

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