“L’EDITORIALE DI FORMAT”

“Piove fuori e dentro” di Stefania Santoprete.

Vi scrivo in una giornata grigia, sotto la pioggia. Un tempo che, se possibile, rende ancora più pesante la cappa che è sopra di noi. Ma ha ragione Baglioni quando dice che è tutto già vecchio “Quando i dischi escono, ma immagino anche i libri per un romanziere, sono cose che neanche gli appartengono più. Lui è già un’altra persona…” spero che quando leggerete questo scritto anche questa pioggia, questo freddo, siano lontani e che oggi sia già ‘ieri’, che sopra di voi ci sia già il sole e tutta l’atmosfera in cui è stato concepito sia svanita… Sono giorni difficili, sono giorni in cui si rincorrono anche notizie poco piacevoli. Ieri Roberto (Martini) ha telefonato a Maurizio raccontandogli di Paolo, poi è giunta la notizia di un padre schiacciato dal dolore. Tutti fatti che finiscono in un imbuto a riempire un vaso già colmo, quello della Crisi. Assurdo! Questa parola è stata messa al bando da molte aziende di franchising che stanno veramente facendo azione di mobbing (più precisamente di Bossing) nei confronti dei propri dipendenti e di cui nessuno parla. “La crisi non esiste, non dovete evocarla, dovete soltanto convincere i vostri clienti ad acquistare.” In due parole: siete voi gli incapaci, i responsabili di un fatturato al di sotto degli scorsi anni, siete voi a costringerci a chiudere punti vendita e licenziare. Come sappiamo, al giorno d’oggi il diritto dei lavoratori rende molto difficile per un’azienda licenziare qualcuno senza problemi, soprattutto quando si tratta di persone organizzate nei sindacati. Tuttavia, soprattutto in tempi di crisi, molte aziende sono costrette a ridurre il personale, o a ringiovanirlo. Il Bossing, o Mobbing pianificato, si configura in questi casi proprio come una precisa strategia aziendale. Un esempio?  In un’azienda venivano messe in atto da parte della Direzione o dei suoi collaboratori le seguenti azioni di Bossing verso una persona particolare che doveva essere eliminata: gli venivano date istruzioni false o incomplete, in modo che fosse costretto a rimediare continuamente ad errori e ad “improvvisare” gran parte del suo lavoro, non sapendo mai nulla con precisione; gli venivano spediti fax e altre comunicazioni con ordini e istruzioni anonimi che contenevano, oltre alla vera trappola, anche grossolani errori che potevano facilmente essere fatti ricadere su di lui: il fax non era firmato, in modo che non era possibile per lui difendersi dicendo di aver ricevuto tali ordini da altri; il primo direttore compiva apertamente verso di lui la maggioranza delle azioni mobbizzanti descritte in precedenza. La cosa era resa ancora più grave dal fatto che tale direttore si permetteva di rimproverarlo davanti a persone che poi dovevano dipendere da lui, in modo che la sua autorità fosse ogni volta seriamente compromessa; venivano favoriti i conflitti e le inimicizie tra la persona presa di mira e i colleghi, mentre gli erano vietati i contatti con chi invece aveva un buon rapporto. Alla fine, questa persona è stata accusata di aver causato un danno ingente all’azienda e licenziata in tronco. Il ricorso al Tribunale del Lavoro era impedito dal fatto che il Bossing era stato accuratamente preparato: il danno all’azienda effettivamente c’era stato e non era possibile in nessun modo dimostrare che non era stato lui a causarlo. Scrivo dopo aver fatto un giro tra i nostri clienti per ritirare i vostri annunci. La parola ‘clienti’ non è quella giusta. Ormai sono tutti amici con cui ci si confronta, mese dopo mese, su quanto accade. Si tasta il polso della città. Ne torno carica di indicazioni, di suggerimenti, di ipotesi, di considerazioni. Una è a proposito della Ztl, uno degli argomenti più pressanti degli ultimi giorni. “Siamo convinti di non essere tutti nella stessa barca a prescindere dalla zona a traffico limitato? E comunque, i cittadini che incitavano alla chiusura del centro non potrebbero iniziare a dare il buon esempio ed essere per primi loro a tornare a fare acquisti dai commercianti coinvolti dal provvedimento?”. Un’altra riflessione mi è arrivata guardando Marco, arrivato anni fa nella nostra città pieno di speranze e di entusiasmo per questi luoghi, quando si guardava intorno e diceva “E’ un’oasi, questa è un’oasi, avete verde, laghi, fiumi, una natura stupenda: che pace vivere in questa terra!”. Era bello carico e animato da spinte propulsive per la sua attività. L’ho ritrovato ingrigito, piegato dal peso delle responsabilità. “Ce ne andiamo. – mi ha detto poco fa – Se troviamo qualcuno a cui vendere andiamo via da qui. Senza vie di comunicazione, qualsiasi sia la ripresa economica del futuro, Rieti è tagliata fuori da ogni possibile crescita e sviluppo.” Altro giro altra corsa ed incontro la preoccupazione motivata di chi ha paura di non essere all’altezza del compito che alcuni clienti le riconoscono nel presentarle i propri disagi, la propria disperazione “Ho timore che qualcuno possa fare una sciocchezza e di non saper trovare le parole giuste per fermarlo”. Piove ancora, incessantemente, il rumore dei tergicristalli fa da sottofondo ai miei pensieri… Veramente sono consapevoli, a Roma, in Europa, di ciò che sta accadendo? Non in Italia, ma dentro ognuno di noi. Io non credo. No, se si parla della preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni e si lasciano ai margini coloro che stanno uscendo dal mondo del lavoro a quaranta, e oltre, anni. I padri e le madri di famiglia, quelli che fino a ieri tiravano avanti la carretta che fine faranno? I loro genitori hanno ormai prosciugato pensioni ed ogni risparmio, cosa faremo? Chiederemo a nostro figlio venticinquenne (unica forza lavoro attiva probabilmente domani) di mantenere l’intero nucleo familiare? Quale prospettive per chi si ritrova licenziato ed ha la mezza età? Li lasceremo suicidarsi tutti? Li porteremo in blocco alla Caritas? Li daremo in pasto agli strozzini? Alle aziende conviene licenziare preparati ed efficienti 40enni per assumere inesperti 20-25enni (da formare). A chi dare la colpa di tutto ciò? Alla maggior parte delle aziende italiane che vogliono trarre profitto a discapito della qualità oppure ai vari governi che non hanno mai voluto creare una legge sul lavoro che funzioni davvero? Sono entrata in un negozio di casalinghi, il cartello aveva attratto molte persone “Si cerca commessa” diceva. Peccato che nella seconda riga ci fosse scritto “massimo trentenne”. Una donna di quaranta e passa anni non avrebbe svolto ancor meglio quel lavoro? Non potremo far distinzioni tra ambiti diversi? Foto: Format © 31 Maggio 2013

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