“L’EDITORIALE DI FORMAT”

CROCEVIA di Simone Petrangeli

Raccolgo con grande piacere l’invito della redazione di Format e ringrazio per lo spazio che mi è stato riservato. Non è facile scrivere della nostra città in un momento così delicato e difficile cercando di spogliarsi per un momento dal ruolo che si ricopre. Siamo esattamente nel mezzo di una crisi epocale che sta cambiando e cambierà i nostri stili di vita e l’intera società occidentale e per questo dobbiamo essere consapevoli che nulla sarà più come prima. L’Europa non ha ancora preso le sembianze di una comunità politica ed il nostro Paese appare uno degli anelli deboli dell’economia continentale in un momento nel quale bisognerebbe discutere di nuovi modelli di sviluppo e di nuove regole per mettere l’economia al servizio delle persone e non l’inverso come avviene oramai da lungo tempo. In un Paese martoriato dalla crisi economica e da politiche inadeguate a rilanciare l’economia ed a promuovere maggiore coesione sociale, Rieti vive una crisi dentro la crisi. Mentre scrivo ho ancora negli occhi le fiaccole della manifestazione per il lavoro che ha attraversato le vie cittadine coinvolgendo migliaia di persone e che sembra aver risvegliato l’orgoglio di una popolazione tradizionalmente compassata e di un territorio a bassa conflittualità sociale. La nostra città sta vivendo una fase di transizione che potrebbe portare in breve tempo a nuovi scenari frutto di un riordino istituzionale che prenderà le mosse dal provvedimento di dimezzamento delle istituzioni provinciali che, come primo effetto, potrebbe farci perdere il ruolo di capoluogo. Il fenomeno del pendolarismo per motivi di lavoro aumenta, le aziende chiudono i battenti ed il pubblico impiego rischia di subire la scure dei provvedimenti governativi di riduzione della spesa: il quadro è drammatico, ci vogliono cancellare e per questo la città deve reagire e deve trovare la forza per unirsi in un fronte che rivendichi maggiore visibilità e considerazione a tutti i livelli. Lo sviluppo che abbiamo vissuto grazie ai contributi pubblici che hanno fatto nascere il nucleo industriale probabilmente non è più riproducibile ma l’industria rimane un settore che deve essere difeso, riqualificato ed agevolato anche con un nuovo sistema di convenienze per chi decide di investire da queste parti. Questo è comunque il tempo dello sviluppo “locale” legato alle ricchezze del nostro territorio ed alla riconversione ecologica delle attività. Per la nostra posizione geografica possiamo farci promotori di una grande questione: come far convivere le aree metropolitane del nostro Paese con quella che potremmo definire l”Italia di mezzo”, l”Italia mediana”, la parte interna, marginale e forse più fragile di un Paese che deve ripensare la propria politica economica e sociale in modo da far sentire tutti i cittadini con pari dignità ed uguali opportunità. Nonostante tutto questo, Rieti sembra vivere un insolito risveglio dal punto di vista culturale e delle giovani generazioni, che possono essere il vero motore di una riscossa per questo territorio. C’è bisogno di costruire una città delle persone, a misura d’uomo, che stimoli la partecipazione ed il senso profondo del far parte di una comunità. Va coltivato il sorgere di una “coscienza di luogo” che miri a tutelare i beni patrimoniali comuni, ossia cultura, paesaggio urbano e rurale, produzioni locali, saperi. Dobbiamo tornare a riempire le piazze e le vie dei nostri quartieri, dobbiamo ritessere legami sociali per aiutarsi gli uni con gli altri, cercando di uscire dalla logica dell’individualismo e dell’egoismo che hanno fatto della società italiana una società totalmente frammentata e disunita. L’Europa del futuro, e che immagino, sarà l’Europa delle comunità locali, dei territori e la sfida che dobbiamo raccogliere è quella di uscire dai nostri confini che per troppo tempo si sono trasformati in un recinto invalicabile. Foto: Emiliano GRILLOTTI © 23 Novembre 2012

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