“PENNA E CALAMAIO” DI MONICA PULITI

Un nodo aggrovigliatissimo che qualcuno, prima o poi, avrebbe dovuto sciogliere. Ci sta provando l’amministrazione comunale, stretta tra un’eredità economica e organizzativa dei servizi sociali insostenibile e le necessità, sacrosante e inderogabili, di malati bisognosi di cure, di bambini e famiglie aventi diritto all’assistenza scolastica specialistica e di tutti coloro (sempre più numerosi) costretti dal bisogno a bussare alle porte degli uffici di viale Matteucci. Che la questione prima o poi sarebbe esplosa in tutta la sua gravità c’era da aspettarselo: sono anni che la piazza “racconta” di una gestione dei servizi sociali improntata assai più al mero assistenzialismo, spesso spicciolo e bieco, che non a una programmazione organizzativa – aperta al prezioso contributo delle associazioni di volontariato impegnate quotidianamente sul territorio – derivante da uno studio reale del bisogno e perciò capace di strutturare servizi tali da arginare le situazioni di difficoltà e non invece, come spesso accaduto, alimentare il bisogno stesso. E questo nonostante per anni ci sia stata venduta la favola dei servizi sociali fiore all’occhiello dell’amministrazione di Palazzo di Città. Nessuno vuole negare che quei servizi abbiano raggiunto in moltissimi casi il loro scopo, quello di aiutare le persone in difficoltà, ma mai, nonostante i ripetuti appelli delle stesse associazioni di volontariato e ciò che il buonsenso – o lungimiranza amministrativa – avrebbe dovuto consigliare, si è pensato di “rompere” un sistema costoso e molto spesso improduttivo perché inefficace. Foto: Itzel COSENTINO/Agenzia PRIMO PIANO © 14 Settembre 2012

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