RIETILIFE CON L’ITALIA AGLI EUROPEI: SVANISCE IL SOGNO!

(Ch. Di.) Si svuotano le piazze, i vicini accorsi al maxischermo allestito nel giardino condominiale si accomiatano mesti e, qualcuno, nemmeno è il 90’ che ha già riposto la bandiera tricolore in soffitta, vicino alle luci di Natale ed al triciclo di un figlio troppo grande per usarlo. Italia-Spagna è anche questo: la sconfitta smobilita chi non la voleva vivere, chi non l’attendeva. Il 4-0 subito dagli Azzurri a Kiev nella finale di Euro 2012 atterrisce un po’ tutti. Quel trofeo, che rappresenta la supremazia continentale, manca da 44 anni e anche quest’anno è scivolato via dopo esserci passato dinanzi agli occhi, beffardo. La Spagna incontrata in finale non era quella del girone di qualificazione, con cui pareggiarci è sembrato tanto semplice: al contrario, si è rivelata la lama affilata che i pronostici di inizio mondiale davano come favorita. Nemmeno al quarto d’ora ha infilato la porta azzurra ed al 45’ era già 2-0. Nella ripresa Iniesta e compagni hanno fatto il resto, favoriti dall’inferiorità numerica degli uomini di Prandelli  per l’infortunio a Thiago Motta, quando i cambi erano esauriti. Del Bosque ha studiato bene la truppa italiana: i suoi si sono affrettati a dire – prima del match – che le gabbie non erano lo stile di gioco delle Furie Rosse, ma proprio la partita li ha smentiti. Sì, perché quelle costruite intorno a Pirlo e Balotelli altro non erano che muraglie umane. I gol presi subito, il meccanismo che ha tardato ad oliarsi (o forse non lo ha mai fatto), poi, non hanno concesso alla Nazionale di mandare avanti quei palloni utili agli attaccanti (e soprattutto a SuperMario) per infilare il sacco, come era accaduto contro la Germania. La Spagna – autrice di uno storico triplete – ha invece impressionato con il suo gioco impostato quasi a memoria e con facilità assurda. Ora, giunta la sconfitta, non bisognerà scendere dal carro (in cui tutti si sono affrettati a salire dopo la vittoria sulla Germania), ma rimanere lucidi: gli Azzurri sono arrivati in fondo con la capacità di rinnovarsi match dopo match, nonostante nessuno abbia mai dato loro la benché minima fiducia. Nessuna condanna per la compagine italiana: solo la sfortuna di incontrare chi, per ora, ha più capacità e potenzialità, frutto di un ampio discorso calcistico di programmazione, che parte dalle giovanili. Dalla sconfitta in finale si riparte guardando al mondiale brasiliano: due anni passano in fretta e se Prandelli rimarrà alla guida tecnica della Nazionale, proprio dall’ultimo atto di Euro 2012 dovrà continuare a costruire il futuro dell’Azzurro italiano.  Foto: Alessandro SABATTINI / WWW.INSIDEFOTO.COM  © 2 Luglio 2012

Print Friendly, PDF & Email