OSSA TROVATE A RIETI NEL 2003,SONO DI COPPIA SCOMPARSA DURANTE L’ULTIMA GUERRA

Appartengono a un uomo e a una donna di circa 30 anni, scomparsi oltre cinquant’anni fa, i resti scheletrici rinvenuti il 25 febbraio 2003, nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione compiuti al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti. A rendere nota la notizia, durante una conferenza stampa tenutasi questa mattina in Procura, è stato il procuratore capo Giuseppe Saieva. La magistratura aveva, infatti, disposto delle analisi medico-legali affidando l’incarico di datare quelle ossa, e tentare di estrarre da esse un profilo genetico, al professor Giovanni Arcudi dell’Università degli Studi di Roma «Tor Vergata». «Il nostro consulente – ha spiegato Saieva -, dopo aver proceduto agli accertamenti tecnici sui 59 resti scheletrici, ritenuti tutti allo stato solido con evidenti segni di friabilità, di erosione e disidratazione post-mortale, ci ha comunicato che appartengano alla specie umana, e più precisamente a una donna e a un uomo scomparsi in epoca bellica». Secondo il professor Arcudi, sia il numero dei resti scheletrici, che la ricorrenza tra di essi di segmenti ossei ripetuti (due omeri destri), «fanno ritenere che appartengano almeno a due individui, le cui caratteristiche dell’osso occipitale del cranio e del bacino fanno orientare il giudizio verso l’ipotesi che uno dei soggetti appartenesse al sesso femminile». Il periodo di scheletrizzazione è stato collocato dall’esperto a oltre un cinquantennio dalla data del ritrovamento dei resti ossei. Per quanto riguarda le cause della morte, e i mezzi che potrebbero averla prodotta, l’esperto ha dichiarato nella sua relazione trasmessa alla procura che l’analisi «non ha fornito alcuna indicazione certa». La procura della Repubblica, non ravvisando ipotesi di reato, ha già disposto la tumulazione dei resti nell’ossario del cimitero comunale di Rieti. Quei frammenti ossei, finiti sotto sequestro per 9 anni, erano stati rinvenuti da alcuni operai all’interno di una stanza situata al piano terra del teatro, nella zona antistante il Convitto di San Paolo di via Centurioni. Quando affiorarono nel locale si stava effettuando uno scavo di circa un metro di profondità per la realizzazione di un vano per l’alloggiamento di un montacarichi. La procura, rendendo nota la notizia dei risultati medico-legali, ha inteso informare la cittadinanza «nella speranza – ha concluso Saieva – che qualcuno riesca a dare un’identità a quei resti, che potrebbero appartenere a due reatini scomparsi durante il secondo conflitto mondiale». Fonte Ansa. Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © 30 Maggio 2012

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