COLDIRETTI, CONVEGNO SU IMU ED IMMOBILI RURALI

Pubblichiamo il comunicato stampa della Coldiretti Rieti.

Gremita in ogni ordine di posti la sala assemblea della federazione provinciale di Coldiretti Rieti ha assistito al convegno organizzato dall’associazione di categoria sui temi di fabbricati rurali e Imu. Una platea molto interessata che ha partecipato molto attivamente e con grande passione all’appuntamento organizzato da Coldiretti Rieti, che per l’occasione ha ospitato il dottor Luigi Cenicola, vero esperto di materiale catastale, arrivato direttamente dalla Coldiretti nazionale. A presiedere il convegno, il delegato provinciale Ivano Capannini e il presidente provinciale Enzo Nesta. Il delegato del direttore Aldo Mattia ha fatto presente, proprio a proposito di Imu, della crociata che la federazione reatina sta portando avanti proprio per far si che la nuova imposta gravi il meno possibile sul mondo dell’agricoltura. “Abbiamo già incontrato – spiega Capannini – diversi sindaci della provincia e continueremo ad incontrarne altri per intercedere per conto degli agricoltori sulla questione Imu. Devo dire che finora abbiamo incontrato primi cittadini sensibili verso una tematica che sta molto a cuore ai diretti interessati, come testimoniano i tanti partecipanti alle assemblee”. “Tutti ci hanno assicurato – conclude il delegato – che faranno di tutto, bilancio permettendo, per applicare l’Imu al minimo”. La parola è andata poi a Cenicola che, supportato ma anche incalzata dal responsabile provinciale dell’ufficio tributario Umberto Spagoni, ha cercato di fare luce sull’Imu, una materia molto spinosa, ancora in via di definizione (entrata in vigore dallo scorso 1 gennaio, fino al 2014 viene applicata in via sperimentale, e va a sostituire Irpef, addizionali provinciali e regionali, e l’Ici) che suscita molti dubbi e perplessità palesate dai presenti. Il compito del dottor Cenicola è stato proprio quello di far chiarezza, a grandi linee ma anche in alcune casistiche specifiche, per poter dare dei punti di riferimenti concreti come chiesto da più parti dai partecipanti. “Dal primo gennaio i fabbricati rurali non sono più esenti da imposte – spiega Cenicola – in quanto come presupposti di imposta si considerano il possesso di fabbricati, terreni agricoli ed aree edificabili. Si tratta di presupposti che prendono ispirazione dalla vecchia Ici, e riprese anche nella nuova imposta municipale”. Altro argomento centrale della discussione, la base imponibile. “Il valore di un immobile, determinato dai decreti legislativi 504/92 e 201/11 – spiega l’esperto – prendendo la rendita catastale e moltiplicarla per il 5% nel caso dei fabbricati e per il 25% nel caso di terreni agricoli”. A questi, inoltre, vanno aggiunti dei coefficienti stabiliti a seconda della categoria di appartenenza dei possedimenti (non applicabile agli atti di trasferimento degli immobili soggetti a imposte di registro, di successione e di donazioni). Capitolo aliquota base. “E’ dello 0,76% – fa sapere Cenicola – con i Comuni che possono aumentarla e aggiungerla di 0,3 punti percentuali”. Ci sono anche aliquote speciali: 0,4% per le abitazioni principali (con i Comuni che possono lavorare in aumento e diminuzione di uno 0,2%); e lo 0,2% per i fabbricati rurali. “Sono previste anche delle esenzioni” fa sapere il dottor Cenicola che poi fa alcuni esempi. “Parliamo di fabbricati con superfici inferiori ad otto metri quadrati, piccole serre, le vasche per l’acquicoltura, tettoie, pollai (con altezza inferiore al’1,80 metri e con una volumetria che non superi i 150 metri cubici, ndr) e le strutture non fisse”. La questione, dunque, passa ai Comuni che hanno l’opportunità di ridurre l’Imu in alcuni casi: 0,1% dei fabbricati strumentali e dello 0,4% degli immobili non produttivi, in possesso da soggetti passivi e locati. “L’imposta andrà pagata – conclude l’esperto di Coldiretti nazionale – entro il 16 giugno in un’unica soluzione, oppure in due rate: la prima scadenza coincide proprio con il 16 giugno, mentre il saldo non dovrà essere effettuato entro e non oltre il 16 dicembre”.  La discussione era partita con un breve excursus sulla storia del catasto che è servito per inquadrare meglio l’argomento nel suo contesto più generale. “Fin dalla nascita del catasto nel 1882 – ha esordito Cenicola – d’era stata la distinzione netta tra tutto ciò che ricadeva nell’urbano e i terreni. In quest’ultima categoria rientravano i fabbricati rurali che non dovevano sottostare a nessun regime d’imposta”. Una situazione che non è cambiata nemmeno con la riforma dei catasti avvenuta nel 1993. La svolta avviene, dopo oltre cento anni, invece nel 2009 “con una sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite che ha sancito che i fabbricati rurali non dovevano solo essere inquadrati a livello fiscale ma anche catastale”, spiega ancora l’esperto di Coldiretti che definisce “la sentenza discutibile, almeno per l’attribuzione che la Cassazione si è data su una materia di non stretta competenza”. Una sentenza che alla fine si è trasformata in legge con il decreto 70/2011 nella forma di “una velata sanatoria – come l’ha definita Cenicola – portando con sé la necessità per i fabbricati rurali di presentare la domanda di variazione della categoria catastale alle agenzie di territorio”. “Questo – prosegue l’esperto di Coldiretti – per mettere gli agricoltori al riparo dalle pretese che potrebbero avanzare i Comuni. Inizialmente la scadenza dei termini di presentazione della domanda era stata fissata al 30 settembre 2011, poi prorogata una prima volta al 31 marzo prossimo, e infine al 30 giugno”. Due gli allegati da inserire nella domanda, che altro non sono che due autocertificazioni, una riguarda gli abitati rurali (categoria A6) e una i fabbricati rurali (D10).  Foto: RENZI © 8 Marzo 2012

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